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M5S, un eletto: “Casaleggio ne sa più di noi. Non possiamo riportare tutto” Arrivano in un albergo a due passi da San Giovanni in Laterano. Un neoparlamentare siciliano spiega che della comunicazione esterna si occuperà solo il "guru" e cofondatore del Movimento. E aggiunge che non è possibile rendere noto tutto ciò che fanno o dicono. Una neosenatrice: "Dobbiamo dire qualcosa a milioni di persone" di Redazione Il Fatto Quotidiano | 3 marzo 2013 Commenti (432) M5S, un eletto: “Casaleggio ne sa più di noi. Non possiamo riportare tutto”
La comunicazione esterna del Movimento 5 Stelle? ”Casaleggio ne sa più di noi, ha fatto un impero, parliamone domani con lui”. Un neoparlamentare siciliano risponde così a margine dell’incontro a porte chiuse che si è tenuto all’hotel St. John di Roma, al quale le agenzie di stampa sono riuscite a partecipare. Poi ha aggiunto: “Non tutto quello che diciamo o facciamo lo possiamo riportare all’esterno”. L’obiettivo del meeting di oggi era di organizzare la comunicazione interna del gruppo. E solo lunedì 4 marzo, presenti Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, si discuterà della comunicazione esterna e della linea. ’La linea comunicativa ce la dirà domani Beppe, ma i giornalisti intanto prendeteli per il culo” è l’invito che rivolge uno degli eletti ai colleghi. “Prendeteli per il culo come ho fatto io entrando – aggiunge il neo deputato – divertitevi, tanto la nostra notorietà durerà 15 giorni. “I parlamentari normali non se li fila nessuno. Non sono come i ministri. Scilipoti, ad esempio – conclude – tutti lo conoscevano solo perché ha tradito”.
Quello di oggi è stato un incontro dove si è votato a maggioranza per la creazione di un ‘Google group’, di un forum organizzativo per la logistica e per un calendario di incontri fisici tra gli eletti una volta a settimana. Specificano di non avere preso “decisioni per il Paese” e un altro commenta: “Tra 10 giorni saremo dentro il grande fratello. Vivremo 5 anni tutti insieme, nasceranno amori e odi”. Seduti tutti in circolo in una saletta gli oltre 100 presenti del Movimento 5 Stelle, tra eletti e militanti, hanno discusso per lo più di comunicazione interna. La riunione, organizzata e moderata da due esponenti del movimento del Lazio, prevedeva interventi di tre minuti: ciascuno si presentava con un nome, regione di elezione e camera di appartenenza. Al termine della riunione, dai toni informali, gli eletti hanno votato a favore della creazione di una mailing list di Google di servizio per gli appuntamenti, con un sistema di ‘alert’ sui calendari dei cellulari. “Chi ha lacune prenda ripetizione dagli altri”, ha detto Roberta Lombardi, del M5s di Roma. Google Group è stato preferito alla gestione della mailing list sul server indipendente. Inoltre si è votato a favore della creazione di un forum organizzativo per la logistica, a partire dalla gestione dei curriculum vitae degli assistenti parlamentari e degli affitti a Roma. Sempre a maggioranza si è votato per l’organizzazione di incontri fisici di tutti i parlamentari eletti una volta a settimana.
Mario Giarrusso, eletto al Senato in Sicilia, puntualizza: “Siamo parlamentari pagati per lavorare in assemblea e saremo a Roma dal martedì al venerdì”. C’è anche qualche voce fuori dal coro: “Dobbiamo dire qualcosa ai milioni di persone che ci hanno portato qui. La gente vuole sapere che intenzioni abbiamo” dice Paola Taverna, eletta nel Lazio al Senato per il M5S, nel corso dell’incontro a Roma. “Tutti mi chiedono che fate. A me la chiusura non piace: da una parte siamo un modello di apertura e poi chiudiamo a tutti – dice ai colleghi – non perdiamo le persone che ci hanno portato qui. E’ la gente che deve fare politica e noi dobbiamo essere dei portavoce, oppure moriamo in tre mesi”. C’è chi invece vuole proteggere il Movimento: “Attenti a chi si avvicina ora per fare l’attivista. Ora sta entrando di tutto e le persone vanno canalizzate” ha detto un esponente. C’è anche tempo di scherzare. “Vincenzo non c’e'? Si e’ iscritto al Pd…”. Una risata ha accolto la battuta fatta da qualcuno in sala durante l’incontro degli eletti del Movimento 5 Stelle. Il moderatore aveva chiamato a parlare Vincenzo, che si era prenotato ma non ha risposto. A quel punto qualcuno ha scherzato facendo riferimento al rischio che qualcuno degli eletti possa passare al Partito Democratico.
Gli interventi sono durati tre minuti ciascuno. C’è euforia e allegria tra i neoeletti ma anche ‘muso lungo’, stanco per la pressione dei giornalisti, un parlamentare ricorda: “Lavorare al Sulcis è peggio, quindi niente facce scure ma siate positivi”. I neoeletti studiano modalità per comunicare tra loro e con i cittadini. Bandiscono gli sms “perché costano troppo”. Un eletto all’Ars in Sicilia mette in guardia: “Noi siamo partiti con le discussioni online, poi siamo passate ai forum, alle mailing list e alla fine agli incontri sotto casa”. C’è chi invita ad usare Facebook per dialogare con i cittadini, chi mette in guardia dai rischi del social network. “Siamo qui da un’ora e non abbiamo concluso nulla – sbotta un neoeletto – non è che ogni settimana facciamo così?”. Poco dopo tocca a tal Vincenzo prendere la parola, tra gli iscritti a parlare.
Pensare che le strategie del Paese passino da un albergo a due passi da San Giovanni in Laterano, nella Capitale, è piuttosto azzardato. I neo parlamentari del Movimento 5 Stelle arrivano alla spicciolata, sorridono, ripetono ai giornalisti quello che già avevano detto: “Nessun accordo con nessuno, siamo qui per conoscerci”.
In effetti si annusano a distanza, si conoscono tutti via meet up, ma si sono incrociati poche volte. Soprattutto erano discussioni online o riunioni regionali, ora è tutto pronto per le presentazioni. Si mescolano ai turisti, ma soprattutto devono fare gli esercizi per evitare la stampa: ognuno che entra viene circondato da telecamere, sommerso di domande più o meno sensate, fotografati e scannerizzati. “Sì, ce l’aspettavamo”, dicono, “doveva essere un incontro segreto, ce l’abbiamo fatta fino all’ultimo, poi i giornalisti fanno il loro mestiere e hanno scoperto che eravamo qui. Ma non c’è proprio niente da nascondere, se non che è il primo incontro ufficiale. Parleremo del risultato delle elezioni, della situazione politica, ma il nostro programma, il codice di comportamento, i nostri principi, restano quelli che abbiamo ripetuto in questi mesi. Alleanze? Ma quali alleanze”.
La prima ad arrivare è Marta Grande, 25 anni, eletta per la circoscrizione Lazio, il nome più chiacchierato per una eventuale presidenza della Camera, ma che da giorni centellina le dichiarazioni alla stampa. Volto pulito, solo un filo di trucco, non si lascia incastrare dalle domande e si siede nel fondo della sala ad aspettare di fare gli onori di casa con i parlamentari che arrivano da tutta Italia. Davide Bono, consigliere regionale accompagna il gruppo del Piemonte: “Ma li avete visti?, – sussurra agli altri, – titolano tutti che si prepara il “conclave” di Beppe Grillo”. Poi una risata, ma la tensione è alle stelle. Si aprono i lavori e nessuno sa bene di cosa si parlerà, solo cominceranno gli accordi, bisognerà mettersi al lavoro e non farsi trovare impreparati. Nel giro di poche ore arrivano Riccardo Fraccaro dal Trentino Alto Adige, Alfonso Bonafede dalla Toscana e Dalila Nesci dalla Calabria. Poi a decine, sorridono timorosi, jeans e maglietta, qualcuno azzarda una camicia. Hanno zaini con le spillette del Movimento e sciarpe colorate. La domanda è sempre la stessa: “Perché non rispondete alle domande? I cittadini vogliono conosocervi”. E una risposta: “Ci sarà tempo, almeno cinque anni”. Quindi il governo durerà molto? “No, aspettate. Ne parleremo oggi”.
di Martina Castigliani ed Emiliano Liuzzi |