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[>>] DOMANDA N.1: Perché il signor rossi non usa il termine "creare" moneta ma usa l'inadeguato termine "inventare" moneta ?? [^] |
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[>>] DOMANDA N.1: Perché il signor rossi non usa il termine "creare" moneta ma usa l'inadeguato termine "inventare" moneta ?? [^] |
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[>>] non che questo che dice Wray [nel seguito] a proposito di riserve non sia vero, per carità, ma solo per indicare come si rivendono per gran scopritori di acqua calda, questi "MMTers", e che ottusità c'è dietro in chi, in ITALIA, vuole supportare, a suon di euro, tali professoroni ma, al contempo e inspiegabilmente - se non sei uno psichiatra bravo - imperterriti negano argomenti come riserva frazionaria, creazione ex-nihilo, potere di IGB ecc.., che, inve, il loro idolo Wray espone chiaramente, anche se con spocchia imbarazzante. vediamo qui un estratto di una critica/difesa di questo Wray, Randall, verso chi parla - ma come mai?!? - di iperinflazione.. Egli critica vari aspetti delle accuse che gli piovono addosso.. però.. diamine.. un po' di umiltà! 1. «Le Banche non prestano le riserve. Tra l'altro, non possono farlo..» E' ovvio che le riserve non si prestato. Lo dice la definizione: 03. le banconote che le banche non possono toccare (prestare) sono dette "RISERVE BANCARIE"; viewtopic.php?p=26469#p26469 ed è possibile leggerlo in un qualsiasi libro di economia, guarda caso anche nei libri di Bernanke, da cui questo si difende! 2. «Come diciamo noi sostenitori della MMT "i prestiti creano i depositi"». dai!! ma se lo dice Bernanke stesso nel suo "Principi di macroeconomia" - [Ben S. Bernanke, Robert H. Frank - McGraw-Hill] e pure Burda Wyplosz in "Macroeconomia" - [Egea] lo dicono TUTTI, anche de Soto, von Mises.. tutti: Moneta, credito bancario e cicli economici - Huerta de Soto viewtopic.php?p=36500#p36500 [^] |
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Quando la controinformazione si lega all'informazione... 10/02/2012, ore 16:50 - Sarà che certi argomenti di attualità si prestano, ma ultimamente aumentano i casi di siti o gruppi su Facebook che fanno una "controinformazione" che finisce per legarsi strettamente all'informazione per creare disinformazione. Vediamo di districarci con i termini. Per controinformazione intendo l'informazione trasmessa non sui canali ufficiali, di TV e giornali, ma attraverso i siti. L'esempio classico è l'11 settembre. Sono stati blog e siti a diffondere i dubbi sulla attendibilità della versione ufficiale e gradualmente a dimostrare che la stessa era falsa, e che le Twin Towers vennero demolite da artificieri dell'esercito americano. In Tv e sui giornali, se si esclude Report, su Raitre, che fece una puntata speciale in cui trasmise un documentario fatto da un miliardario americano, non è mai passato nulla del genere. Naturalmente la controinformazione non è oro colato. C'è da fare una attenta ed accurata selezione, di norma trovi una notizia buona ed affidabile ogni 20, se ti va bene. L'informazione, appunto, è quella ufficiale, di Tv e dei grossi giornali. La disinformazione è l'informazione che racconta una cosa non vera. Chiarito questo, veniamo al punto. Cioè alla controinformazione che sembra appoggiare l'informazione, anche se dice di essere contraria. Facciamo un esempio, che è quello che capita più frequentemente: quella di un giornalista, Paolo Barnard Rossi (anche se non usa il cognome, ma solo i due nomi). Faceva parte della redazione di Report poi venne allontanato (lui dice che venne cacciato perchè lui voleva fare servizi "fastidiosi" per il potere, ma la Gabanelli non gliel'ha mai permesso) e da allora non lavora in TV o sui giornali. Di recente anche lui ha trovato cause e soluzioni della crisi economica che stiamo vivendo. La causa sarebbe il fatto che i Paesi stanno cercando di ridurre il proprio debito. Infatti, secondo lui, l'Italia per salvarsi dovrebbe semplicemente uscire dall'euro, tornare alla lira (o comunque una equivalente "moneta sovrana") e spendere liberamente per il welfare e l'occupazione. Perchè ecco il colpo di scena: si tratta di soldi che non possono considerarsi debito, in quanto rimangono nel circuito economico italiano. Naturalmente, perchè una moneta possa dirsi sovrana, c'è bisogno di tre condizioni: 1) che non sia emessa da una Banca Centrale privata (quindi la BCE o Bankitalia di oggi non vanno bene, in quanto sono private); 2) che non sia vincolata ad altre monete (per esempio lo yuan cinese non andrebbe bene perchè è vincolato da un rapporto di cambio semifisso con il dollaro americano); 3) che sia emessa da una Banca Centrale legata al governo di uno Stato. L'esempio che viene fatto è quello del Giappone, che ha un debito pubblico pari ad oltre il 220% del Pil, cioè quasi il doppio di quello italiano. Eppure a differenza degli altri Paesi non ha nessun problema sui mercati, con i titoli di Stato. E quindi, conclude Barnard, bisogna fare così. Ora, l'esempio giapponese è quanto di più sbagliato si possa prendere, a meno che non si conosce il sistema economico giapponese. Infatti sul mercato i titoli di Stato in Yen praticamente non ci sono: la Bank of Japan li cede direttamente alle banche, le quali sono legate a filo doppio (ma anche triplo, quadruplo, quintuplòo e così via) alle industrie, per cui a garanzia di quei titoli e della moneta non ci sono solo le casseforti delle banche, ma l'intera potenza industriale del Giappone. Ecco spiegato perchè può permettersi un debito pubblico così alto. Ma non è così negli altri Paesi. C'è qualche moneta sovrana da poter prendere come esempio per soddisfare Barnard? Ce ne sono, ma dimostrano solo che il giornalista prende un abbaglio. Per esempio, possiamo prendere la lira negli anni '80, quando soddisfaceva le condizioni poste da Barnard per essere una moneta sovrana. E proprio in quegli anni - dal 1983 in poi - abbiamo avuto l'applicazione della teoria di Barnard: il governo Craxi cominciò a spendere e a spandere denaro pubblico in applati dati a destra e a manca. E qual è stato il risultato? Il debito pubblico, contrariamente a quanto racconta Barnard, è schizzato a razzo verso l'alto, passando tra il 1983 e il 1987 dal 73 al 96% del Pil, mentre tra il 1983 e il 1992 è addirittura raddoppiato. Insomma, è stato proprio il libero spendere dei governi italiani che ci ha portato alla crisi attuale. Non va bene la lira, visto che parliamo di 30 anni fa? Benissimo, allora prendiamo il dollaro. Nel 2000 Bill Clinton lasciò a George Bush un debito pari a circa il 35% del Pil. Negli 8 anni successivi sono stati spesi soldi a palate per sostenere lo sforzo bellico legato all'invasione di Iraq ed Afghanistan. SI tratta di soldi che sono state riversate all'interno, perchè l'esercito Usa, per legge, può rifornirsi solo da fabbriche che sono su territorio americano. Per fare un esempio, quando la Beretta vinse la gara per la forniture di pistole ai soldati, dovette costruire su suolo americano una fabbrica che produce delle pistole chiamate non F-92 (denominazione ufficiale), ma con una diversa sigla. Nonostante questo il debito pubblico nel 2008, quando è subentrato Obama, era salito ad oltre il 65% del Pil. Il colpo finale è arrivato con la crisi: il nuovo presidenmte ha speso oltre 4000 miliardi di dollari per salvarle e per salvare altre attività economiche (la Chrysler, per esempio, oppure il colosso assicurativo AIG) e il debito pubblico federale Usa (cioè quello dello Stato centrale, senza contare quello dei singoli Stati) è volato oltre i 15 mila miliardi di dollari, cioè oltre il 100% del Pil. Eppure il dollaro è una moneta sovrana, e la spesa è stata fatta, almeno tra il 2001 e il 2008, integralmente sul territorio americano. In realtà, le cose non funzionano così. Tra il 1945 e il 2000, gli Usa hanno scatenato molte guerre locali per giustificare forti spese pubbliche (anche se i soldi andavano sempre alle stesse fabbriche, quelle legate alla guerra e al petrolio) che servivano per dare ossigeno all'economia nazionale. E questo avveniva sia perchè molti giovani disoccupati vedevano l'esercito come mezzo per avere un posto fisso e, a certe condizioni, anche un titolo di studio gratuito; sia perchè le fabbriche militari avevano bisogno di aumentare la produzione e quindi assumevano nuovo personale. Le invasioni di Iraq ed Afghaniostan non hanno prodotto questo risultato: gli arruolamenti sono stati pochissimi e il fatto di condurre una guerra a bassa intensità (in Afghanistan non c'era un esercito; e quello iracheno era già stato distrutto con la Guerra del Golfo, negli anni '90) non ha reso conveniente, per le fabbriche militari aumentare la produzione. E così niente ossigeno per l'economia n azionale. In particolare, resta basso il potere di acquisto di gran parte della popolazione; ed è questa la vera causa della crisi. Tuttavia, a questo punto resta una domanda: perchè questa teoria così sbagliata (che Barnard chiama Modern Monetary Theory o MMT)?Ovviamente, bisognerebbe essere nella testa del giornalista per saperlo. Quello che è certo è che tre cose rimangono impresse: 1) la necessità di uscire dall'euro, 2) la necessità di aumentare la spesa pubblica indiscriminatamente per risolvere la crisi; 3) l'individuazione del nemico nella BCE e nel rigore che viene imposto sui conti pubblici. E' solo un caso che siano e-sat-ta-men-te i tre punti proposti dal governo Berlusconi per uscire dalla crisi prima che quest'ultimo si dimettesse? E' solo un caso che si elogia, indirettamente, l'attività di Craxi nello sperpero dei soldi pubblici? Sarebbe interessante saperlo. Naturalmente questo non è l'unico caso. Ce ne sono tanti, di questo genere, che partono da presupposti a volte persino condivisibili ma che poi arrivano a conclusioni stranamente simili a quelli dell'informazione ufficiale, ma lontani dalla realtà. Perchè uscire dall'euro significherebbe la fine dell'Italia. A parte gli enormi costi necessari alla creazione di una moneta nazionale, ci troveremmo con una moneta che a livello internazionale non vale nulla. E questo significherebbe che comprare all'estero ci costerebbe tantissimo. A sua volta questa debolezza della nostra moneta ci porterebbe a quella che viene definita "inflazione importata", cioè una inflazione causata dall'aumento dei beni comprati all'estero, a cominciare dai carburanti e dal gas per scaldarci. Inflazione che crescerebbe sempre più, impoverendo sempre più il ceto medio che comprerebbe sempre meno e così via: una spirale negativa che ci porterebbe nella situazione della Grecia o peggio. di Antonio Rispoli Riproduzione riservata © http://www.julienews.it/notizia/cronaca ... a_2_1.html |
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[>>] La vergognosa falsità della MMT in Italia..
Mancando il dialogo e occasioni di confronto con questi scemi è ovvio che le informazioni riguardo a ciò siano scarse, se non nulle. Per vie traverse e/o attendendo che il loro EGO si faccia corda attorno alle loro caviglie d’argilla (perché gli stupidi secernono EGO come corda, nella quale si intrecciano invariabilmente) escono fuori, materializzandosi col contagocce, le prove di quanto affermato e sostenuto. Le tre prove che vanno per la maggiore riguardano 3 (tre) studi racchiusi in PDF (in inglese) che rappresenta lo STUDIO della situazione argentina da parte dei cavalieri della MMT, tra cui spicca come una mer.a su un prato innevato, il nome di Wray. Ricordiamo come è venduta agli italiani (al momento ai soli internauti italiani) la MMT, dalle parole del suo portavoce in Italia, Paolo Rossi Barnard (“barnard” non viene usato nel conto corrente che il signor rossi ha aperto presso la Unicredit per raccogliere i soldi – ad oggi pare oltre 65.000 euro – destinati a far venire in Italia gli specialisti della MMT per un corso sulla materia di tre giorni, a Rimini) :
Le parole non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni. Qui si parla di paradiso, cazzo! Allora andiamo a VERIFICARE (posso?) se ALTROVE, dove il carro della MMT è già passato, ci siano questi prati in fiore, questa assoluta e piena vita fatta di occupazione, dignità e felicità. Vediamo, in soldoni, se la corruzione è stata spazzata via, se la signora Democrazia passeggia di notte in minigonna ascellare indisturbata e gioiosa. Dove? Sono loro stessi - ricordate? – a indicarci il luogo: l’Argentina. Vediamo: Questo è il PDF (il primo dei tre) originale: http://www.cfeps.org/pubs/wp-pdf/WP41-T ... ay-all.pdf Per chi, ignorante bestia*, non conosce l’inglese può appoggiarsi a una traduzione alla buona offerta da Google Ora prendetevi un paio di giorni per leggere (e integrare gli errori di traduzioni online) questo documento e ditemi VOI se a) è una buona strategia questa adottata per l'Argentina (benefici, costi, ideali..); b) è MMT vera; c) Wray (e compari) ne è il tutore (e a che livello) reale. a mercoledì. *così ci considerano gli scemi di cui sopra.. [^] |
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[>>] L'ISOLA DEI DEMENTI
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Oltre 700 attivisti italiani per un evento mondiale: imparare i fondamenti della Modern Money Theory direttamente dagli economisti americani che guidarono la “resurrezione” dell’Argentina dopo il disastro del 2001 provocato dalla privatizzazione neoliberista di un’economia subalterna al dollaro. Mai più denaro “privato”, prestato magari a tassi d’usura come fa la Bce dominata dalla Germania. Lorenzo Bini Smaghi, ormai in uscita dall’esecutivo della Banca Centrale Europea, ha clamorosamente smentito Mario Draghi: «E’ inutile nasconderci dietro le regole per evitare di agire», ha dichiarato al “Financial Times”: «Se c’è un pericolo di deflazione e recessione economica, la Bce deve iniettare fondi nel sistema». Esattamente quello che Draghi, sempre al “Financial Times”, ha spiegato che non farà mai: niente aiuti, fin che resterà in piedi l’euro. Risultato: lo spread fra i Btp decennali e l’analogo “bund” tedesco è tornato a impennarsi, nonostante la presunta credibilità del governo Monti: la soglia del 7% dei rendimenti lordi dei nostri titoli di Stato viene guardata con particolare inquietudine, scrive “La Stampa” il 23 dicembre: una volta superato quel livello, Grecia, Irlanda e Portogallo hanno dovuto chiedere aiuti. Alla Bce «sta succedendo qualcosa di serio», dice Paolo Barnard, se a lanciare l’allarme è «un ultras delle politiche neoliberiste dell’Eurozona», come Bini Smaghi, che «viene dalla notoria Scuola di Chicago del mostro neoliberista Milton Friedman». Più denaro da immettere nell’euro-sistema in crisi? Quello compiuto da Bini Smaghi è un autentico salto mortale, aggiunge Barnard nel suo blog, «se di colpo le sue vedute coincidono con le mie, cioè Modern Money Theory». Lo stesso Barnard, che ha prenotato in Toscana nei prossimi mesi il “dream team” americano dell’economia popolare – sovranità monetaria come condizione basilare per poter avere diritti, democrazia e occupazione – ha sostenuto che la Bce dovrebbe acquistare molti più titoli di Stato dei Paesi nei guai come l’Italia, per fermare il micidiale attacco dei mercati nel panico: «Se un titolo viene molto comprato, il suo tasso d’interesse cala di colpo, e questo significa che lo Stato che lo ha emesso deve pagare molto di meno e indebitarsi molto di meno: i mercati perdono la paura che quello Stato fallisca e non li rimborsi». In una recente puntata di “Matrix” su Canale 5, Barnard ha dichiarato che la Bce poteva e doveva bloccare al 3% il tasso d’interesse pagato da Roma, costretta invece che all’attuale catastrofico 6-7%. Stessa via d’uscita ventilata ora da Bini Smaghi: «E’ importante che la Bce agisca con decisione», ha detto il banchiere al “Financial Times”. «Non escludo un intervento più energetico sul mercato dei titoli dell’Eurozona, magari bloccando i tassi d’interesse di quei titoli o lo spread coi titoli tedeschi». Lo spread, ricorda Barnard, è una misura convenzionale espressa in punti, che indica quanto meno affidabili siano certi titoli di Stato di paesi dell’Eurozona rispetto ai titoli tedeschi, considerati come punto di riferimento per la loro affidabilità: più lo spread dei titoli non-tedeschi è alto, meno sono ritenuti affidabili. Ma non è tutto: Bini Smaghi ora conferma sostanzialmente che l’Eurozona sta precipitando in una pericolosa deflazione della ricchezza, dovuta anche alle politiche di austerità imposte dalla Bce: la banca centrale di Francoforte si rifiuta infatti di usare i propri strumenti monetari per aiutarci, cioè stampare euro per tutti. Sostenere titoli traballanti ed emettere denaro? «Su volere della Germania», aggiunge Barnard, Mario Draghi ha appena «categoricamente escluso» entrambe le opzioni, «di fatto incoraggiando il collasso dell’Eurozona che Berlino cerca ostinatamente per i propri profitti»: secondo molti critici, tra cui Barnard, la Germania punta alla crisi per azzoppare la concorrenza europea dell’export e trasformare l’Europa del Sud in un mercato del lavoro a basso costo. Non per nulla, aggiunge Barnard, proprio un membro tedesco del comitato esecutivo della Bce, Jürgen Stark, si è appena dimesso facendo «un’isterica tirata contro gli attuali miserrimi acquisti di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea: figuriamoci cosa avrebbe detto della proposta Bini Smaghi». E allora, cosa sta succedendo? E’ presto per dirlo. Ma se un alto funzionario del calibro di Bini Smaghi se ne esce con parole di rottura così violente rispetto al diktat del suo “superiore”, «questo significa come minimo che alla Bce regna il panico per la linea “talebana” dell’ultra-fanatico Draghi al servizio dell’opzione “nucleare” tedesca di politica monetaria europea». A Bini Smaghi è stato affidato l’allarme, peraltro «prontamente raccolto dai mercati», che infatti hanno riportato il tasso sui Btp italiani a quasi il 7%, cioè «il livello insostenibile che in pochi mesi causa la bancarotta dello Stato». Traduzione: è come dire che, se anche il vice-capo della centrale nucleare dichiara che bisogna raffreddare i reattori al più presto, allora scatta il “si salvi chi può”, perché significa che nella sala comando c’è una specie di pazzo pericoloso. «Guardate che mica tanti qui stanno capendo che Mario Draghi è uno psicopatico fanatico della “chemioeconomia” che distruggerà le nostre vite di famiglie per altri 40 anni», insiste Barnard: «Smettete di guardare sempre dalla parte sbagliata: non è Monti, è Draghi. E lo fermiamo solo con la Modern Money Theory, altro non c’è». In parole povere: serve una economia democratica, «dove lo Stato spende la sua moneta sovrana a deficit per creare piena occupazione, pieno Stato Sociale, piena istruzione, pieni alloggi, piene infrastrutture e piena produzione aziendale (quando necessario). Cioè: la maggior fetta della ricchezza per il 99% e non per le élite». Questa la base teorica della Mmt, la teoria della moneta moderna che tra febbraio e marzo sarà illustrata ai 750 attivisti italiani che hanno finora risposto all’appello lanciato da Barnard, per un seminario di studio destinato a gettare le basi per una vera alternativa alla crisi: hanno già aderito economisti di fama mondiale, del calibro di Michael Hudson, Stephanie Kelton, Marshal Auerback e William Back, ispiratore di “Occupy Wall Street”, mentre Randall Wray potrebbe aggiungersi non appena sarà nota la data dell’evento – un weekend – così come il francese Alain Parguez. «Questo significa avere il “dream team” su Modern Money Theory, su mercati finanziari e Bce, sul crimine di Wall Street e sul “Goldman Sachs crime”». In agenda: il “colpo di Stato finanziario in Europa” e quello a cui stiamo assistendo giorno per giorno: la fine della democrazia reale. La democrazia, sottolinea Barnard, non consiste solo nel poter votare in un certo modo piuttosto che in un altro, o poter manifestare, o avere una Costituzione: «La democrazia è prima di tutto avere un lavoro con reddito sicuro, servizi sicuri, case per tutti a prezzi possibili, istruzione per tutti». E, sopra ad ogni altra cosa, «uno Stato che ha una propria moneta, da spendere per tutelare noi, il 99%, senza limiti reali». Uno Stato libero dalla minaccia finanziaria dei super-gruppi privati, attuali padroni della “moneta in prestito”, e disponibile ad agire per salvare il popolo: «Questa è la vera democrazia, cioè cittadini forti, sicuri, non impauriti e dominati dal ricatto economico. Questa democrazia oggi si chiama in un solo modo: economia democratica, basata sulla Modern Money Theory». Il “colpo di Stato finanziario” pianificato da decenni, quello che ora ci ha travolti, «mira proprio a distruggere quell’economia democratica prima ancora che possa nascere». Per Barnard, il summit sulla Mmt dev’essere «il punto di partenza per salvare l’Italia, il nostro lavoro, la nostra democrazia e i nostri figli». Il “dream team” degli economisti accademici, americani ed europei, è pronto ad animare in Italia un evento di portata mondiale: non chiedono parcelle, ma solo la copertura delle spese (per l’adesione bastano 40 euro, da raccogliere on line attraverso il sito di Barnard). «Da come si prospetta – aggiunge il giornalista, tra i fondatori di “Report” – questo potrebbe essere il maggior evento di attivismo con la Modern Money Theory mai tenuto al mondo», un evento “salva-vite” e “salva-nazione”. «Speriamo: se nascerà in Italia un serio movimento per la Mmt, sarà allora che il “vero potere” inizierà a preoccuparsi, per la prima volta in cinquant’anni». |
I dementi seguaci della MMT in Italia seguono a spada tratta le regole imposte dal signor rossi per quanto riguarda il RIGURGIDO verso i “signoraggisti”. LA LEGGE ZERO DEL SIGNOR ROSSI E’: NON PARLATE DI SIGNORAGGIO. Nino Galloni ha scritto con Marco Della Luna un libro sul signoraggio. Nino Galloni è stato ospite, forse l’unica nota degna, del summit di Rimini. DOMANDA: Come conciliate questa dicotomia? Dandole un nome come fate di solito voi pazzoidi nei discorsi infiniti fatti su una panchina del parco pubblico la domenica mattina, quando parlate nella vostra camicia aperta con “l’amico Giancarlo”? |
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L'Argentina è in default: salta l'accordo sul debito Il Paese non ha pagato gli interessi dovuti sui nuovi bond, 539 milioni di dollari in scadenza ieri a mezzanotte e che il giudice americano Griesa ha congelato in assenza di accordi con gli hedge. I fondi chiedevano il rimborso integrale delle loro obbligazioni per 1,5 miliardi L'Argentina è in default: salta l'accordo sul debito Le proteste argentine contro gli hedge fund Argentina, il paese dai default seriali TAG default, default argentina, tango bond, Axel Kiciloff, Thomas Griesa MILANO - L'Argentina non è riuscita a trovare un accordo sul debito ed è in default per la seconda volta in 13 anni. Al termine di una maratona negoziale svoltasi a New York, la trattativa con gli hedge fund creditori si è conclusa senza nessun accordo. Lo ha reso noto nella notte Il ministro dell'economia, Axel Kicillof: "I fondi speculativi hanno cercato di imporci qualcosa di illegale. L'Argentina è pronta a impegnarsi al dialogo e alla ricerca del consenso, ma cerchiamo una soluzione equilibrata, giusta e legale". Con il mancato accordo, la terza economia dell'America Latina, di fatto, non è più in grado di adempiere ai suoi obblighi di rimborso. D'altra parte, l'agenzia di rating Standard & Poors' aveva già messo il Paese in 'default selettivo', quando le trattative si erano concluse. In una conferenza stampa organizzata nella sede del consolato argentino al termine della "due giorni" di colloqui, il ministro ha fatto ripetutamente riferimento agli hedge fund come "avvoltoi". "Sfortunatamente non è stato trovato l'accordo e la Repubblica dell'Argentina andrà in default", ha confermato Daniel Pollack, il mediatore indicato dal tribunale. Il ministro ha spiegato che l'Argentina ha offerto ai detentori del debito gli stessi termini che il Paese ha recentemente negoziato con gli altri creditori, ma che sono stai respinti. I due hedge criticati da Buenos Aires sono Nml Capital e Surelius, che hanno rifiutato di aderire ad una ristrutturazione del debito a base di nuovi titoli che ha imposto perdite fino al 70 per cento. Questo concambio è stato accettato negli anni scorsi dal 90% dei creditori dopo che il Paese aveva dichiarato un primo grave default su cento miliardi di dollari di debito estero nel 2001. Il giudice federale Thomas Griesa, però, ha dato ragione ai fondi sostenendo che l'Argentina non può pagare interessi sui nuovi titoli ristrutturati finchè non avrà trovato un accordo per compensare i creditori ribelli che chiedono un risarcimento completo dei bond in loro possesso pari a 1,5 miliardi. Il nuovo default dell'Argentina avviene proprio sugli interessi dovuti sui nuovi bond, 539 milioni di dollari in scadenza ieri a mezzanotte e che Griesa ha congelato in assenza di accordi con gli hedge. (31 luglio 2014) |
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Tango bond, l'Argentina dribbla gli Usa e nazionalizza i titoli Kirchner annuncia un decreto che permette ai detentori di titoli aderenti agli swap degli scorsi anni di riportarli sotto la giurisdizione di Buenos Aires. In questo modo non varrebbe più il divieto del giudice americano di bloccare i pagamenti degli interessi, per dare la priorità agli hedge fund che non hanno accettato i concambi Tango bond, l'Argentina dribbla gli Usa e nazionalizza i titoli Il presidente argentino, Kirchner TAG argentina, tango bond, Cristina Kirchner MILANO - L'Argentina è pronta a rimborsare i Tango bond nel centro finanziario di Buenos Aires, bypassando il blocco da parte della giustizia americana. In un discorso televisivo la presidente, Cristina Kirchner, ha annunciato che un disegno di legge è stato inviato al Congresso per cambiare la giurisdizione dei bond e permettere di pagare in Argentina i detentori di titoli che hanno accettato i concambi del 2005 e 2010. "Per salvaguardare il pagamento ai creditori che abbiano aderito alle ristrutturazioni del debito nel 2005 e nel 2010, una filiale della banca pubblica Banco Nacion è stata designata per sostituire Bank of New York Mellon come agente fiduciario; senza pregiudicare quello che decideranno gli obbligazionisti, è una misura basata sul volontariato". In sostanza, spiega Kirchner, "se gli obbligazionisti chiederanno, individualmente o collettivamente, un cambio di legislazione e giurisdizione dei loro bond, il ministro dell'Economia è autorizzato ad applicare lo swap per dei nuovi bond sotto la giurisdizione locale". Il capo di gabinetto della presidenza argentina, Jorge Capitanich, ha ammesso oggi che l'iniziativa annunciata dal presidente Kirchner può portare il giudice americano Thomas Griesa a dichiarare Buenos Aires in oltraggio alla corte, ma ha minimizzato l'impatto che potrebbe avere questa decisione del magistrato di New York. "L'impatto di una eventuale ordinanza di oltraggio lo deve spiegare lo stesso giudice, perchè non è la stessa cosa una persona fisica o giuridica e uno Stato sovrano", ha detto Capitanich. Il rimborso finale del debito argentino ai detentori di Tango bond è stato bloccato da un giudice americano finché l'Argentina non avrà pagato 1,6 miliardi di dollari agli 'hedge fund', i fondi speculativi, che non hanno accettato gli swap, portando il paese in default parziale. Una decisione che avrebbe creato un precedente, giudicato da Baires come un'anticamera del fallimento, visto che tutti coloro che detengono bond e che non hanno accettato i concambi sarebbero corsi a chiedere i loro interessi. D'altra parte, in questo modo gli interessi previsti per coloro che i concambi li hanno accettati sono rimasti congelati: tecnicamente l'Argentina ha quei soldi, ma sono fermi su un conto di Bank of New York Mellon e da lì non si sono mossi. Per questo, scaduti i termini e il periodo di tolleranza relativo, si è parlato di default tecnico del Paese, che di fatto non ha onorato l'impegno verso i propri creditori. (20 agosto 2014) |
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L’eredità di Augusto Graziani conserva il suo valore 4 dicembre 2014Commenta 20140105_graziani Steve Keen di Steve Keen Stavo per scrivere una retrospettiva su Ben Bernanke questa settimana, dal momento che presto termina il suo mandato come governatore della FED, ed è il momento di analizzare il trascorso del suo periodo in carica – così come lui stesso ha fatto sui suoi predecessori durante la Grande Depressione. Ma è venuto meno qualcosa di molto più importante, la scorsa settimana: l’economista italiano, Professor Augusto Graziani, è morto all’età di ottant’anni. Augusto chi? Potreste chiedere. Il nome di Graziani non è ben noto neanche tra gli economisti, lasciamo perdere il pubblico generico, poiché lui era fuori dal mainstream neoclassico – e anche fuori dall’America continentale, che ha un pseudo-monopolio sulla celebrità nelle scienze economiche nei giorni che viviamo. La sua voce Wikipedia mette in evidenza il suo attuale anonimato: è un semplice abbozzo. Ma nell’ambito della comunità post-Keynesiana, e specialmente nella branca europea, Graziani fu un gigante. Merita di esser conosciuto molto meglio, e spero che la storia sia ben più generosa di lodi verso di lui di quanto non lo sia stato il mondo contemporaneo, dove il chiacchiericcio di economisti neoclassici come Bernanke soffoca la sapienza di veri saggi come Graziani. Il più importante contributo di Graziani fu il derivare dai primi principi un’accurata descrizione della natura fondamentalmente monetaria dell’economia capitalistica. Questo iniziò con una questione semplice: può essere monetaria un’economia in cui come moneta funzioni una commodity – qualcosa come oro, argento, o in un senso più attuale, la pseudo-commodity bitcoin, che è “prodotta” via input d’energia? La sua risposta fu no, poiché tale economia è meramente un’economia di baratto con meno contorsioni. Da questo derivava il primo principio per cui è monetaria un’economia che usa un segno di scambio essenzialmente senza valore Il punto di partenza della teoria del circuito, è che una vera economia monetaria è incompatibile con la presenza di una moneta merce. Una moneta merce è per definizione un tipo di moneta che ogni produttore può produrre per se stesso. Ma un’economia che usa come moneta una commodity proveniente da un regolare processo produttivo, non può essere distinta da un’economia di baratto. Una vera economia monetaria deve di conseguenza essere una in cui si usa una moneta segno, che al giorno d’oggi è la moneta cartacea. Il suo secondo principio era che questo segno non potesse essere un “Io Ti Devo” ordinario, come un credito commerciale emesso in cambio di beni, poiché questo ancora lasciava una relazione finanziaria tra compratore e venditore dopo che il bene era stato trasferito. Un pittore che compra della tinta da un rivenditore usando un credito commerciale ottiene la tinta, ma in aggiunta va via dal negozio con un debito verso il negozio. Ma se lui compra la tinta con dei soldi, allora dopo che i soldi cambiano mano, la tinta appartiene al pittore che non deve niente al negozio. La moneta è quindi un segno che è accettato come mezzo di pagamento finale da tutti i venditori. Ad ogni modo, affermare che un’ economia monetaria fa uso della moneta cartacea non è sufficiente per identificarla come tale. Se, ad esempio, i beni vengono commerciati contro promesse di pagamento quali titoli di debito commerciale, ogni operazione commerciale vede la nascita di un debito dell’acquirente e un credito del venditore. Un’economia simile non è monetaria, ma è un’economia creditizia. Se in un’economia creditizia alla fine del periodo temporale [considerato] alcuni operatori detengono ancora moneta rispetto ad altri, è necessario un pagamento finale, il che significa che non è stata usata moneta. Se, dall’altro lato, i pagamenti liberatori fossero continuamente rimandati e rimpiazzati da nuove promesse, i compratori godrebbero di un illimitato privilegio di signoraggio. La moneta è di conseguenza qualcosa di diverso da una commodity ordinaria e qualcosa di più che una semplice promessa di pagamento. Graziani quindi sviluppò tre condizioni necessarie per definire un’economia monetaria: La moneta deve essere una valuta segno (altrimenti darebbe luogo a un baratto e non a transazioni monetarie) La moneta dev’essere accettata come mezzo di liquidazione finale della transazione (altrimenti creerebbe credito e non moneta) La moneta non deve garantire privilegi di signoraggio per alcun agente che effettua il pagamento Da questo Graziani derivò una semplice ma profonda intuizione che rovesciò due secoli di economia che fondamentalmente percepiva il capitalismo come una versione modificata del baratto. In questa visione convenzionale di baratto, tutti gli scambi coinvolgono due parti e due beni: la situazione ideale è laddove l’Agente A possiede il bene X (un cervo, ad esempio), e vuole il bene Y (ad esempio un castoro), mentre l’Agente B ha il castoro e vuole il cervo. Si incontrano, determinano un fattore di conversione, scambiano i rispettivi panieri di beni, e vanno a consumare i loro acquisti. La moneta era trattata come un semplice accrocco tra questo baratto puro e la più comune situazione dove A aveva un cervo e voleva un castoro, mentre B possedeva un bene Q (grano, per dire) e desiderava il cervo. B avrebbe dovuto prima vendere il grano in cambio di un po’ della “moneta merce” stabilita Z (l’oro, diciamo). A avrebbe dovuto quindi volontariamente concedere il cervo a B in cambio dell’oro, sapendo che avrebbe potuto poi dare l’oro a qualcun altro in cambio di ciò che lui realmente desiderava, che era una certa quantità di castoro. L’intuizione di Graziani fu che piuttosto che la bi-personale, bi-commodity visione del baratto, un’economia monetaria fosse quella in cui ogni scambio coinvolgeva tre persone (o soggetti istituzionali), un bene, e la moneta. Un’economia monetaria è quella in cui l’acquirente A dà disposizione alla banca Z di trasferire moneta dal conto di A al conto di B. In cambio, B da ad A il castoro che desidera (hmmm… non mi biasimate, è l’esempio di Adam Smith). Nelle parole di Graziani: L’unico modo per soddisfare tali tre condizioni è che abbiamo dei pagamenti effettuati tramite delle promesse di un terzo attore, essendo una banca tipicamente il terzo attore, al giorno d’oggi. Quando un attore fa un pagamento per mezzo di un assegno, soddisfa il suo partner mediante la promessa della banca di pagare l’ammontare dovuto. Una volta effettuato il pagamento, non restano relazioni residue di debito e credito tra i due attori. Ma uno di loro è ora creditore della banca, mentre il secondo è debitore verso la stessa banca. Questo assicura che, nonostante l’effettuazione del pagamento finale tramite moneta cartacea, agli attori non è garantito alcun tipo di privilegio. Perché questo sia vero, ‘ogni pagamento monetario dev’essere di conseguenza una transazione triangolare, che coinvolge almeno tre agenti, chi paga, chi è pagato, e la banca. La vera moneta è di conseguenza moneta creditizia. Alcune persone ricordano dov’erano quando J. F. Kennedy fu sparato, o quando fu uccisa la principessa Diana (o quando Miley Cyrus twerkò su MTV). Io ricordo dove mi trovavo nel momento in cui ho letto dei documenti che hanno alterato profondamente la mia visione del mondo. La lettura di questo paper di Graziani – una singola pagina in un singolo paper, non meno – fu una di queste occasioni. Stavo lavorando come senior lecturer presso il mio ex datore di lavoro UWS, e mi era stato chiesto di prendere l’incarico del corso di economia finanziaria, dal momento che l’economista devotamente neoclassico che era stato lettore in precedenza era un così cattivo insegnante che c’era stata una rivolta studentesca. Non era contemplata l’ipotesi che io mi apprestassi a dar spazio alle cretinate che i libri di testo neoclassici mettevano a disposizione sull’argomento, così mi immersi nella letteratura strettamente monetaria in economia per costruire il mio corso. Sapevo che Augusto Graziani era uno degli autori che dovevo leggere, dal momento che per coincidenza avevo assistito a un suo intervento in una conferenza del 1998 nell’Università di Bergamo in nord Italia. Non si trattava solo del suo profondo paper, il fatto che il suo rispondere spontaneo alle domande provenienti dalla platea avvenisse in un inglese perfetto. “Augusto” è un nome imponente per chiunque debba farsene carico – figuriamoci per un uomo non certo alto – ma con la sua postura elegante e la sua cultura impeccabile, Augusto portava il suo nome con aplomb. Quando lessi il paper di Graziani nel 2002, un puzzle che mi aveva intralciato per anni fu istantaneamente risolto. Come passare dal modello implicitamente monetario dell’instabilità finanziaria che avevo sviluppato nel 1992, a uno strettamente monetario – in cui la deflazione potrebbe esacerbare una crisi del debito, come chiaramente era avvenuto durante la Grande Depressione? La risposta era semplice: le banche dovevano diventare parte essenziale del mio modello, ed ogni transazione doveva ricalcare la struttura triangolare che Graziani aveva delineato. Triangoli e banche regolate in un’economia monetaria, e non due linee tra acquirenti e venditori ed il baratto. Tale intuizione mi guidò nel tempo allo sviluppo del mio programma di modellazione Minsky, che è ora parte indispensabile del mio approccio all’economia. Nel costruirlo realmente mi sono posizionato sulle spalle di quel gigante che fu Augusto Graziani. Ho fiducia che le scienze economiche del futuro gli accorderanno lo status che merita. Concluderò con una citazione del ricordo di Graziani da parte di Riccardo Bellofiore nella Rivista di Economia Keynesiana: Lui ci ricorda che la teoria economica deve mettere al centro del suo studio non le ‘imperfezioni’ del mercato, ma piuttosto la ‘normalità’ di potere e conflitto, non solo tra lavoro e capitale, ma anche tra fazioni del capitale, ed all’interno del capitalismo. Occorre abbandonare il riferimento ad un immaginario mondo con un’economia di baratto ‘disturbata’ dalla moneta, o l’illusione che la moneta possa essere integrata in un modello economico che è non monetario nelle sue fondamenta. Addio, Augusto. E un’esortazione agli autori di Wikipedia: sentitevi liberi di utilizzare questi contenuti e i link a seguire per dare a quest’uomo minuto ed elegante lo status che realmente merita di gigante delle scienze economiche. Originale pubblicato il 13 gennaio 2014 Traduzione a cura di Daniele Basciu |
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sandropascucci 21 aprile 2016 alle 12:00 Il tuo commento è in attesa di moderazione. tutto bello.. peccato che Augusto non alzi un dito contro chi si erge a padrone della moneta: le banche. anzi le tollera (se non invita addirittura) nel suo modello monetario. la moneta, oggi, NON è segno ma merce. perché? perché la banca se la fa pagare al suo valore nominale/potere di acquisto. oggi c’è la triangolazione A, B, Banca (con una triangolazione di livello superiore tra banche e banca centrale) ma è una triangolazione maligna, con la banca che crea il “segno” ma ne intasca gli interessi.. ah, già.. Augusto non dice nulla sugli interessi che la banca intasca (quando fa sparire, giustamente, il capitale imprestato e rientrante dagli imprenditori che lo avevano richiesto). dice solo (“teoria del circuito monetario, 1996”) che “andrebbero pagati in natura”, ossia in merci. ma questo implica altro problema: le merci (prodotte dagli imprenditori) sono destinate al mercato e rappresentano i guadagni dell’imprenditore stesso. quindi in soldoni Graziani AMMETTE che le banche creano moneta dal nulla e che si PAPPANO “COSE REALI”, grazie a questa magia (descritta BENISSIMO dal nostro Augusto – ma anche da altri).. mai osannare dei tizi perché pensiamo siano UNICI et PORTATORI di verità. mai. |
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sandropascucci - PRIMIT 21 aprile 2016 alle 12:06 Rispondi qui mi sembra più equilibrata la visione del personaggio.. infatti a proposito di “visioni erronee” ho scritto in un altro blog dove “sopravvalutavano” il pur ottimo Graziani: “tutto bello.. peccato che Augusto non alzi un dito contro chi si erge a padrone della moneta: le banche. anzi le tollera (se non invita addirittura) nel suo modello monetario. la moneta, oggi, NON è segno ma merce. perché? perché la banca se la fa pagare al suo valore nominale/potere di acquisto. oggi c’è la triangolazione A, B, Banca (con una triangolazione di livello superiore tra banche e banca centrale) ma è una triangolazione maligna, con la banca che crea il “segno” ma ne intasca gli interessi.. ah, già.. Augusto non dice nulla sugli interessi che la banca intasca (quando fa sparire, giustamente, il capitale imprestato e rientrante dagli imprenditori che lo avevano richiesto). dice solo (“teoria del circuito monetario, 1996”) che “andrebbero pagati in natura”, ossia in merci. ma questo implica altro problema: le merci (prodotte dagli imprenditori) sono destinate al mercato e rappresentano i guadagni dell’imprenditore stesso. quindi in soldoni Graziani AMMETTE che le banche creano moneta dal nulla e che si PAPPANO “COSE REALI”, grazie a questa magia (descritta BENISSIMO dal nostro Augusto – ma anche da altri)..” |
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guiodic 22 aprile 2016 alle 10:33 Rispondi Se uno viene su questo blog e pensa di apparire intelligente parlando come Auriti, mi sa che tanto intelligente non è. |
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sandropascucci - PRIMIT 22 aprile 2016 alle 10:53 ![]() ![]() ![]() Detto questo, ripeto: di cosa parli, effettivamente? ![]() ![]() ![]() |
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