DEBITO PUBBLICO…PER CAPIRLO…SEMPLICEMENTE!
Per i profani (e non) della materia.
di Francesco Fata - Primit - http://www.primit.it
-----------
Quanti di voi sanno cos’è il debito pubblico! Ancor di più, quanti sanno perché si forma, chi è il vero creditore e soprattutto se è possibile ridurlo sensibilmente o addirittura azzerarlo.
Essendo un argomento tecnico spesso incomprensibile ai più, spesso anche spiegato in modo troppo tecnico, tanto da far desistere anche il più volenteroso ma inesperto lettore della materia, cercherò in queste righe di parlarvene nel modo più semplice possibile, informandovi di questioni che probabilmente non conoscete e mettendovi a conoscenza di connessioni concettuali che purtroppo troppo pochi (addetti ai lavori e non) sono abituati a fare.
Queste righe quindi, non avranno lo scopo di soddisfare i palati fini di tronfi economisti autoreferenziali né tantomeno quelli di giornalisti economici, impegnati come sono, a dire tutto e niente nella stessa frase. Non è, quindi questo, un documento tecnico né un articolo giornalistico. Queste righe vogliono avere la velleità di “far capire”…semplicemente…con concetti semplici e parole semplici.
Partiamo quindi dalla definizione (una delle tante) di Debito Pubblico: esso è il debito che lo Stato contrae con banche, istituzioni finanziarie e privati cittadini e imprese per avere il denaro necessario per pagare le proprie spese, quando le entrate derivanti dalle tasse sono insufficienti. In questa frase c’è tutto quello che c’è da sapere per rendersi conto che un’eventuale riduzione del debito pubblico non è altro che un trucco, un gioco delle tre carte, che apparentemente mostrerebbe una situazione della collettività migliore, ma che in realtà, migliore non è.
Per capire questo ragionamento occorre avere bene a mente alcuni concetti di base sul sistema monetario attuale:
Punto 1): Tutta la moneta esistente oggi in circolazione esiste solo perché qualcuno (Stato o privati) in qualche momento nel passato più o meno recente, ha contratto un debito con il sistema bancario. Sistema bancario che non possiede i soldi che presta, ma che li crea dal nulla (senza, cioè, beni propri a copertura o a garanzia di questa emissione).
MONETA = DEBITO. Se non c’è DEBITO non c’è MONETA. Questo è un fatto, inconfutabile. Come è inconfutabile il fatto che non sia lo Stato a stampare moneta ma il sistema bancario ormai “inconfutabilmente” privato.
Punto 2): I debiti che la collettività contrae per avere denaro si dividono in DEBITO PUBBLICO E DEBITO PRIVATO. Il primo, è stato appena detto, è quello fatto dallo Stato quando abbisogna di denaro mentre il secondo è quello fatto dai privati cittadini quando ottengono un mutuo, un fido o quant’altro nell’ambito delle loro attività familiari o imprenditoriali.
Ora, assodati questi due concetti, a qualcuno potrebbe cominciare a risultare evidente, a parità di produzione totale di beni e servizi, un terzo concetto :
Punto 3): “MENO ESISTE DEBITO PUBBLICO, PIU’ ESISTE DEBITO PRIVATO”
Perché? Perché la questione “debito pubblico-debito privato” è come il gioco delle tre carte: se l’asso non sta a destra deve stare per forza a sinistra o al centro proprio perché (tornando al punto uno) per ogni cosa che noi produciamo e quindi scambiamo (il famoso P.i.l.), ci sarà bisogno di denaro e questo denaro, per esistere in circolazione, è stato (o sarà) creato (stampato) dal sistema bancario solo dopo che qualcuno (Stato o privati) ha (o avrà) contratto un debito nei confronti di una banca.
Vediamo ora cosa succede se dovessimo dar retta a chi dice che occorre pagare regolarmente le tasse per evitare che lo Stato faccia Debito Pubblico.
Poniamo per assurdo che lo Stato debba pagare spese per 1.000 €uro e non voglia contrarre alcun debito pubblico. L’unico modo per poterle pagare sarebbe quello di incassare 1.000 € di tasse derivanti dalla produzione dei privati cittadini.
Ma per esserci una produzione da tassare, occorre che ci siano scambi commerciali dei beni e servizi prodotti dai privati cittadini, scambi che potrebbero esistere solo se esiste il denaro necessario a pagare quei beni e servizi.
Affinché esista questo denaro (tenete sempre a mente il punto 1) qualora lo Stato non avesse contratto alcun debito con le banche, gli unici a permetterne la creazione sarebbero i privati cittadini facendo debiti con le banche.
E’ evidente, conosciuto e capito tale concetto, che in un sistema a “moneta-debito” come è quello attuale, una collettività che produce e ha bisogno di creare moneta per potersi scambiare ciò che ha prodotto, dovrà fare per forza un debito con le banche per ogni Euro di cui avrà bisogno ed è sostanzialmente irrilevante se questo debito lo dovesse fare lo Stato (debito pubblico) o un privato cittadino (debito privato).
La differenza sarebbe solo formale e il danno più evidente nel caso del debito pubblico in quanto un suo ammontare abnorme causerebbe il fallimento di un intero Stato mentre con un basso debito pubblico che si tradurrebbe in un alto debito privato sarebbero molti privati cittadini che “privatamente”, “silenziosamente” entrerebbero in forte difficoltà finanziaria fino a fallire.
In questi ultimi anni e soprattutto nell’ultimo periodo costellato di fallimenti e difficoltà finanziarie statali, ministri, giornalisti, economisti non fanno altro che martellarci tramite mass-media, sulla necessità che i cittadini paghino le tasse, premendo il tasto talvolta sul fattore “onestà” di tale operazione, talvolta sul fattore “parassitismo” di chi invece non assolve a tale dovere, sottolineando sempre che “le tasse si devono pagare affinché si possano avere i servizi pubblici”, affermazione questa, solo parzialmente vera in quanto, semplicemente osservando attentamente un qualunque rendiconto generale dello stato di un qualunque anno, ci si accorge che le tasse che esso incassa dall’intera collettività durante l’anno, non andranno soltanto a pagare beni e servizi pubblici, ma in buona parte anche a pagare debito pubblico fatto anche diversi anni prima.
Sul fronte formale, l’amministrazione fiscale, si adopera sempre più per diventare il “nodo scorsoio” al collo del popolo, imponendo sempre nuove imposte e affinando sempre di più le tecniche di incasso riducendone sensibilmente i tempi.
Nessuno però che prenda in considerazione il punto 3) che evidenzia quindi il fatto che tutto ciò che ci fanno credere sulle tasse e il debito pubblico sia falso:
Pagando le tasse riducendo quindi il debito pubblico non si risolverebbe il problema di una collettività in quanto aumenterebbe sensibilmente il debito privato dei singoli cittadini
Le tasse pagate ogni anno dai cittadini andranno solo in parte a pagare le spese annuali dello Stato. Una grossa fetta invece, serviranno per pagare debiti precedentemente contratti.
A questo punto bisogna stabilire quale sarebbe la soluzione migliore per risolvere definitivamente la questione del debito pubblico. Gli economisti si precipiterebbero tutti a supporre tre canoniche possibilità:
1)Il “default” che in italiano non sarebbe altro che “fallimento” dello Stato, tramite una dichiarazione ufficiale che esso non è più in grado di pagare parte del debito cercando quindi di accordarsi con i creditori per il pagamento di quanto possibile (hair-cut o “taglio di capelli” come viene definito in gergo tecnico) con tutte le conseguenze derivanti da tale situazione.
2)L‘inflazione che non è altro che una perdita di valore della moneta e pertanto anche del valore dei titoli (Bot, Cct, Btp) che compongono il debito pubblico, in modo tale che il debito stesso con lo scorrere del tempo perda anch’esso di valore
3)La “gestione del debito” che consiste nel rinnovare nei limiti del possibile il debito stesso cercando quantomeno di non incrementarlo e di emetterlo a condizioni meno svantaggiose possibili e cercando di mantenere la fiducia dei mercati nei propri titoli di Stato.
Anche qui nessuno che paventi la possibilità, magari dopo aver dichiarato il default (magari totale), di non emettere più titoli di debito in cambio di denaro stampato dal nulla, ma di riappropriarsi di quella che dovrebbe essere la quarta sovranità appartenente al popolo, quella monetaria, che darebbe finalmente al popolo (Stato) la possibilità di stamparsi la propria moneta necessaria alla spesa pubblica che intende fare.
Tutti a dire che stamparsi la propria moneta di Stato ogni volta che occorre fare una spesa pubblica vorrebbe dire uscire dal sistema monetario così com’è concepito oggi, uscire da Maastricht, rivedere parametri finora scontati, in una parola destabilizzare il Paese. Eppure se fossimo al punto 1) il default, saremmo già un Paese destabilizzato e in balìa dei mercati, delle banche centrali e delle società di rating.
Tutti a dire che stamparsi la propria moneta di Stato per ogni spesa pubblica da fare vorrebbe dire creare INFLAZIONE per la troppa moneta esistente in circolazione (cosa assolutamente falsa). Il punto 2) (l’inflazione) viene visto dagli economisti come uno spauracchio in caso di creazione di moneta sovrana da parte dello Stato mentre viene visto come una possibilità di gestione dei momenti di difficoltà in caso di sistema monetario basato sul debito.
Proprio un bel modo di vedere le cose da parte degli economisti: due pesi e due misure, come sempre.
Per non parlare del POLITICO, come sempre realmente o fintamente incapace di decisioni “semplicemente logiche” come quella della sovranità monetaria statale. Ma…il BANCHIERE? Ah! Lui...”semplicemente” ride, come sempre.