> | RitrattoIl banchiere della Legadi Denise PardoMassimo Ponzellini, ex presidente della Bpm e boss di Impregilo, èstato messo ai domiciliari per un finanziamento che odora di riciclaggio. Vicino al Carroccio, è stato anche consulente economico del Vaticano, nonché amico e protetto di Tremonti(29 maggio 2012)Massimo PonzelliniMassimo Ponzellini, ex presidente della Banca Popolare di Milano e attuale numero uno di Impregilo, è stato arrestato (ai domicialiari) dalla Procura di Milano con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita e alla corruzione privata. Nel mirino degli inquirenti era finito lo scorso ottobre il finanziamento da 148 milioni di euro da parte di Bpm alla società Atlantis. La banca avrebbe prestato soldi alla Atlantis che, risalendo la catena di controllo, farebbe capo attraverso una società offshore delle Antille Olandesi a Francesco Corallo, figlio di Gaetano, condannato per reati di criminalità organizzata, e legato al clan di Nitto Santapaola. Massimo Ponzellini fino a pochi mesi fa era considerato uno degli uomini più potenti legati all'area grigia tra finanza e politica. Qui di seguito il ritratto che ne ha fatto Denise Pardo nell'ottobre del 2010 Alla fine, perché sono i dettagli a fare la differenza, a convincere il Senatur della sua fede padana, non è stato il ministro di Silvio, ma il ministro di Dio. Così, più che Giulio Tremonti poté infatti don Stefano, parroco di Bedero Valcuvia, Varese, che dopo aver chiesto aiuto e soldi a Umberto Bossi per la chiesa andata in fiamme, si era visto arrivare, in puro stile leghista assistenzial-territoriale, non solo il suddetto Bossi. Ma al suo fianco, convocato d'urgenza, anche Massimo Ponzellini, neo presidente della Banca Popolare di Milano, ("L'abbiamo nominato noi", aveva declamato il leader del Carroccio) quindi pronto a finanziare il restauro di sacrestia, campanile e, crepi l'avarizia da sportello, pure l'acquisto dell'organo andato in fumo. Davvero una prova del fuoco, è il caso di dirlo, per lui primo esemplare di banchiere del Po, "uno dei nostri", continua a dichiarare urbi et orbi Bossi che quando si fissa, si fissa, e ora è la volta di Ponzellini, tanto da far baluginare, a fine agosto, una sua possibile candidatura a sindaco di Bologna. Ma Ponzellini, che sorvola sull'affiliazione politica ("Faccio il presidente nell'interesse dei clienti dei soci e dei dipendenti"), non ci pensa proprio. Nel futuro si spalancano ben altri scenari per uno come lui, 60 anni, presidente di Bpm ma anche di Impregilo, superconsulente economico del Vaticano (sono solo quattro) amico e protetto di Tremonti, quasi la sua ombra, capace di "fare baracca", come si diverte a dire in slang bolognese, con l'asettico Piero Gnudi presidente dell'Enel filo Udc come con l'eccitato ministro Roberto Calderoli. A suo agio tra i maglioni in lana di capra del popolo del Po come nella Bentley guidata dall'autista con guanti che lo portava dalla casa di Ascot alla sede della Bers dove lavorava, può vantare, e certo è una bella novità per i suoi amici della Lega, perfino quattro quarti di nobiltà imprenditoriale: mobili Castelli, la famiglia d'origine, caffè Segafredo, per parte di moglie, "la Maria", tre figlie con lei, il suo nome tatuato sul polso al tempo del corteggiamento. E pensare che agli esordi Ponzellini sembrava una pecora nera. Un simpaticone con l'aria un po' frescona e la sindrome da party. Come dimenticare gli arrivi roboanti in ufficio in Ferrari, quella del nonno e del padre, molto old money direbbero gli squali della City, quando era l'assistente del paffuto presidente dell'Iri Romano Prodi? O le riunioni di staff sul mega motoscafo, anch'esso veloce e rumoroso come si conviene, praticamente un ufficio galleggiante oltre che una navetta Napoli-Capri, da amministratore delegato di Sofin? Negli anni, invece, di passo in passo, si è rivelato un uomo accorto che ha saputo riempire molto bene tutte le caselle. Ora sembra destinato a un ruolo chiave e principale nella partita della Lega per la conquista della finanza e delle banche del Nord. Anche perché la sua è stata la prima vera nomina, la prima scelta matura per il salotto buono del capitalismo espressa dal partito di Bossi. In fondo, un colpaccio per ambedue le parti. Per la Lega, vuol dire avere in portafoglio uno che conosce tutti quelli che si devono conoscere a est e a ovest di Suez (espressione dell'Aga Khan, che il nostro naturalmente conosce). Per Ponzellini, un nuovo, promettente porto da cui salpare con il vento in poppa. Massimo Porzellini | Lega | Bpm | Impregilo © RIPRODUZIONE RISERVATA |