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La buona azione Oggi ho aiutato una vecchietta ad attraversare la strada. Mi sono sentito utile, mi ha arrecato benessere. Al fianco di una persona che aveva bisogno c'ero io, a sostenere un esile corpo da molti anni a contatto con l'atmosfera e schiacciato dalla gravità. Non so se fosse stata a pregare in chiesa o a comprare buoni del tesoro in banca, sta di fatto che a prescindere dalla storia di quel vecchio corpo il gesto è stato appagante. E' un gesto che armonizza, equilibra le forze in campo: il forte aiuta il debole, è umano e dà sollievo. Erano tra l'altro presenti alcuni spettatori, con cui avrò fatto una bella figura... Giornalmente in tutto il mondo avvengono fenomeni simili, e voglio rimanere convinto che siano ben più numerosi dei fenomeni contrari, dove il forte schiaccia il debole: sopraffazioni, abusi di potere, violenze, etc. Eppure a qualcuno basta muovere un dito per azionare meccanismi di distruzione inimmaginabili. Basta un “declassamento” di una Nazione da parte di un'agenzia di rating per gettare nella disperazione un intero popolo, basta premere un tasto per determinarne lo sterminio. E allora mi chiedo: è stato veramente importante il mio gesto se mi trovo a Hiroshima alle ore 8 del 6 agosto 1945? Il piccolo gesto è “naturale”, dovuto, regolare, sarebbe un male non farlo, ma se si vuole fare in modo che certi fatti non si ripetano mai più non è abbastanza. Se in una giornata impiego 1 minuto per far attraversare gratuitamente una persona anziana, ma ne impiego 480 (8 ore) per buscarmi il salario, come capita spesso facendo un lavoro inutile o addirittura nocivo, capite bene che il bilancio non regge. E' un sistema economico malato, dove l'opera “nobile” è relegata all'ambito del volontariato, mentre il resto è alla mercé di marketing e libero mercato. Se il metro di valutazione del valore di ciò che facciamo resta una moneta-debito che anziché premiare il reale valore umano è uno strumento di sottomissione delle nostre azioni alla massimizzazione dei profitti di grosse imprese, corporazioni e multinazionali (che da un lato danno e dall'altro prendono e distruggono) o al servizio di apparati burocratici statali (che costringono l'uomo ad una triste esistenza), capite bene che il bilancio pende verso il “disumano”. L'Africa è il principale fornitore di materie prime al mondo. Nel corso di 500 anni di sfruttamento coloniale le principali città europee non si sono limitate a spartirsi arbitrariamente il territorio africano, ma si sono organizzate in modo tale che ognuna di esse si accaparrasse le zone in cui abbondavano quelle materie prime e quei prodotti di cui le loro città avevano più bisogno (1). Se nel 1820 un europeo guadagnava mediamente tre volte più di un africano, il rapporto odierno è intorno a 20:1. E non dipende certo dal fatto che è un lavoro 20 volte meno utile... L' attuale società civile non è altro che un sistema piramidale di sudditanza psicologica ai cui vertici stanno i poteri “forti”, che hanno in mano il controllo del sistema monetario attraverso gli istituti bancari, e alla base i “deboli”, lavoratori di paesi “sottosviluppati” (2), che sopravvivono anche con un dollaro al giorno. L'uomo medio occidentale si ritrova in una posizione di mezzo, ma la ricerca degli standard di vita “indotti” dalle elìte attraverso la cultura consumistica, in un periodo di “crisi” (anch'essa indotta) ci spingono ad una condizione di “insoddisfazione” psicologica che non patiscono neanche i nostri fratelli africani, abituati a vivere in condizioni decisamente peggiori. Queste sono le implicazioni del “signoraggio”, che nei tempi moderni rappresenta il potere dei banchieri, derivatogli dall'emissione a debito di tutta la moneta in circolazione. Come naturale è il gesto di far attraversare la strada ad una vecchietta, altrettanto naturale dovrebbe dunque essere rovesciare il monopolio della moneta-debito bancaria, studiando e lottando per una necessaria riforma monetaria che preveda una nuova moneta “accreditata” alla popolazione, evitando le deficienze e gli squilibri che favoriscono meccaniche di sopraffazione. Concludo con le parole dell'illustre economista John Kenneth Galbraith: “Lo studio del sistema monetario è alla portata di qualsiasi persona curiosa e mediamente intelligente.” Ai posteri l'ardua sentenza... |
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(1) Hedelberto López Blanch, l'Africa principale produttore di materie prime, 2007 http://www.businessonline.it/1/Economia ... prime.html
(2) Nel 1970, secondo i calcoli della Banca Mondiale, il 10% dei poveri del mondo vivevano in Africa. Nel 2000 questi erano cresciuti al 50%.