I limiti sono sempre gli stessi: la parte fiscale. Gli scambi in una moneta locale complementare devono comunque fare i conti con l'Erario oltre che con altri fattori come l'energia o i prestiti bancari da ripagare in euro.
Sandro, lo so che hai una predilezione per il Simec (condivisa a livello di presa di posizione giuridica e filosofica) ma anche il Simec purtroppo non è stato ancora dimostrato che avrebbe avuto il successo pratico iniziale, anche con il passare del tempo, proprio perché è durato troppo poco per capire come si sarebbe comportato a livello fiscale. Forse tu hai informazioni che io non ho ma ho seri dubbi che gli operatori commerciali di Guardiagrele non avrebbero dichiarato gli scambi in simec o non avrebbero trattato quegli scambi secondo le regole dettate dall'Agenzia Entrate.
Quando parlo di limiti o ostacoli voglio fare un esempio (prendiamo il caso dello scec):
L'agenzia Entrate ha detto che lo scec che il commerciante riceve lo deve mettere tra i costi come "abbuono passivo" (risposta data a un interpello del 2010). Quindi se vende un prodotto in magazzino (che ha pagato 100 €) a € 200 ma riceve 160 in €uro e 40 in scec, dovrà mettere a ricavi € 200 ma contemporaneamente l'importo di 40 (scec) tra i costi (abbuoni passivi). Per chiudere il circuito economico, poi, il commerciante riacquisterà la stessa quantità ( valore 100 €) di prodotto venduto spendendo 80 € + 20 in scec. A livello contabile inserirà 100 tra i costi di acquisto e contemporaneamente il valore 20 tra i ricavi (per l'abbuono in scec ricevuto).
Alla fine della fiera si avrà un conto economico di questo tipo:
Conto economicoA fronte di un conto economico che, lavorando solo in €uro sarebbe stato così:
Conto economicoConsideriamo anche la liquidità finale in cassa che, nel primo caso sarebbe stata di :
Cassa in €uro = € 100 (vendita prodotti € 200 - ri-acquisto prodotti € 100)
Cassa in Scec = € 20 (Scec ricevuti 40 - Scec pagati € 20)
mentre nel secondo caso sarebbe stata di :
Cassa in €uro = € 100 (vendita prodotti € 200 - ri-acquisto prodotti € 100)
P.S. In entrambi i casi sono partito da una situazione di cassa a zero (considerato il magazzino prodotti iniziale interamente pagato)
Ora, a livello di tassazione sugli utili d'impresa, ipotizzando una % del 30% di imposte dirette, avremo tasse per € 24 nel primo caso (e una disponibilità di €uro di 80 per pagarle) mentre di €uro 30 nel secondo caso (ma con una cassa di 100 €uro disponibili per pagarle).
Il problema comincia quando la percentuale di Scec accettati comincia a salire (ricordo che l'ipotesi che ho fatto era con scec al 20%).
Ipotizzando uno scec accettato al 40% il conto economico diventa il seguente:
Conto economicoMa la disponibilità di cassa sarà la seguente:
Cassa €uro = € 60
Cassa Scec = 40
LA riduzione di €uro disponibili comincia a essere sostanziosa, anche se, con un utile diminuito si pagano un po' meno tasse. E' da rimarcare che io ho ipotizzato solo un 30% di imposte dirette ma c'è anche una fetta di imposte indirette da considerare, oltre all'energia, contributi sul personale, rate di finanziamenti da rimborsare. Per questo gli aderenti allo scec non vanno oltre il 20-30% nell'accettazione.
Anche il Simec, seppur con la sua grande rivoluzione filosofica e giuridica, non si sarebbe sottratto a questa stessa legge fiscale ma non ne abbiamo avuto riprova per il semplice fatto che è durato troppo poco (un mesetto) e non si è avuto nemmeno il tempo di vedere che tipo di dichiarazione iva avrebbero fatto i commercianti e men che meno che tipo di dichiarazione dei redditi. La giurisprudenza e la fiscalità seguono due strade diverse in italia (all'estero non lo so).