La magia è stata sempre un fattore tremendamente affascinante nell’immaginario di un fanciullo. Del resto, come dare torto a un bambino che gioca a fare il mago. E’ chiaro che sto parlando di maghi veri, quelli narrati in tante tradizioni e racconti antichi, non certo di illusionisti e prestigiatori de noandri e di epoca moderna; di maghi da me denominati “veri” non tanto in relazione alla loro effettiva esistenza (sulla quale non mi addentro certamente in questa sede) quanto in relazione alla qualità della loro magia com’è appunto narrata in quei racconti e che non ha niente a che vedere con quella sciorinata dai vari Silvan o Casanova. Creare dal nulla qualcosa è una fenomenale quanto affascinante azione che, anche ad un adulto, farebbe certamente pensare:”darei qualsiasi cosa per riuscirci”. Poi però, crescendo, la realtà dalla disillusione viene fuori in tutta la sua durezza: da grande nessuno potrà mai diventare un mago.
Un falegname non potrà mai creare dal nulla un mobile né tantomeno il legno con cui costruirlo. Un calzolaio non potrà mai far apparire dal nulla un paio di scarpe. Rassegniamoci , nessuna figura lavorativa riuscirà mai a creare dal nulla i beni o i servizi con cui lavora e commercia. Ma…per un attimo…provate a pensare che sia possibile! Immaginatevi un muratore che invece di costruire con tempo, energia e materiali la casa che ti affitterà, la crei dal nulla con un colpo di magia, in un istante e senza alcuna fatica, perché un bel giorno qualcuno (ad es. Dio per chi ci crede) gli ha dato questo inaspettato quanto succulento dono, questo eccezionale privilegio.
Ora integriamo la situazione appena descritta, con qualche elemento in più: supponiamo che questo fortunato muratore “presti” queste case, apparse all’istante con un “puff” stile genio della lampada, a suo figlio che lavora come agente immobiliare il quale provvederà a “prestare” le stesse case a coloro che le chiederanno in affitto. Superfluo dire che il figlio del muratore riceverà l’affitto da chi userà la casa per € 100 e ne pagherà 50 a suo padre per la casa ricevuta in prestito, lucrando la differenza. Così facendo, il padre, grazie ai poteri ricevuti, guadagnerà periodicamente 50 € per ogni casa chiesta in prestito da suo figlio in quanto chiesta in affitto dalla gente.
Ora voglio farvi una domanda: se per una qualsiasi disgrazia una o molte case affittate dal figlio del muratore dovessero andare distrutte e quindi non restituite dagli inquilini utilizzatori alla scadenza del contratto chi, tra il figlio agente immobiliare e il padre muratore mago creatore di case, subirebbe una perdita economica? Cercate però di rispondere a questa domanda con logica e buon senso, non con la finta logica e il falso buon senso di cui ci riempiamo la bocca oggigiorno tutti noi piccoli e mediocri uomini, quella finta logica che ci porterebbe a dire di aver perso un portafogli con 100 €uro dentro, anche se quel portafogli lo avessimo trovato fortunosamente 5 minuti prima quando non avevamo il becco di un centesimo.
Rispondere correttamente a questa domanda vuol dire sostanzialmente capire come funziona nel concreto il sistema bancario e quindi il sistema monetario moderno. Infatti se qualcuno non l’avesse capito, lo specifico meglio ora: il sistema bancario e la relativa emissione monetaria funzionano proprio come la situazione illustrata nell’esempio, basta sostituire la moneta alle case, l’interesse all’affitto, la banca centrale al padre muratore mago creatore e le banche commerciali al figlio agente immobiliare. Non serve altro. In effetti il sistema bancario è, attualmente, l’unico soggetto in grado di creare dal nulla qualcosa ad altissimo valore aggiunto, gradito alla collettività tutta in quanto estremamente indispensabile per la vita e l’attività umana: il denaro appunto. Potrebbe essere per questo potere “creativo” che oggi esso si erge a totale divinità? Può essere!
Comunque, a scanso di equivoci, la risposta a quella domanda è piuttosto semplice. E’ evidente che un mago creatore dal nulla e senza sforzo di un oggetto, una volta prestato e non riavuto indietro, non avrà certamente subito alcuna perdita economica, visto che prima di crearlo quell’oggetto, non era in possesso di un bel niente. Quindi la Banca Centrale quando crea dal nulla il denaro che presta alle banche commerciali con le operazioni di rifinanziamento, qualora non dovesse vedersi rimborsato quel denaro, non perderebbe assolutamente nulla, semplicemente perché, avendolo creato dal nulla non potrebbe considerarlo perso. La cosa è di una logica disarmante, ma si sa, a voi la logica non basta per convincervi di questa cosa, per cui dovrò elevare il tono del discorso su un piano più tecnico mettendo in campo contabilità e bilanci…ma…non allarmatevi ché lo faro in modo spero chiaro, semplice e comprensibile a tutti.
Perché la contabilità e i bilanci?
Prima di tutto perché i soliti debunker si precipiterebbero a dire che il sistema bancario non fa nulla di truffaldino, irregolare o quantomeno strano in quanto “basta leggere i bilanci” come dicono loro….”sono lì, nero su bianco…”. Certo, ma il problema è…saperli leggere i bilanci!
Inoltre, questione non meno importante è che l’emissione della moneta moderna è esclusivamente una questione di contabilità; il denaro oggi è solo una partita contabile. Quando una banconota da 100 € viene stampata e prestata dalla Banca Centrale a una banca commerciale, nei libri contabili delle due banche verranno semplicemente “segnati” degli importi all’interno di conti che verranno “nominati” in vari modi in base ai princìpi contabili presi in considerazione. Così la Banca Centrale per ogni banconota da 100 € stampata e prestata a una banca commerciale a fronte di un titolo di credito, movimenterà semplicemente due conti in base al tipo di titolo che la banca commerciale gli ha ceduto in cambio del denaro: se fossero titoli di stato la Banca Centrale “segnerebbe” tra le attività il conto “titoli di stato” e tra le passività il conto “banconote in circolazione”. La scrittura contabile sarebbe questa:
Stato Patrimoniale
Per verificare quanto detto osservate la voce 7 dell’attivo e la voce 1 del passivo di un bilancio della Banca d’Italia http://www.bancaditalia.it/pubblicazion ... lancio.pdf
E’ opportuno spiegare la ratio di questa scrittura contabile al fine di permettere a tutti di capire: il titolo di stato ricevuto costituisce un’attività proprio perché è uno di quei beni che incrementa il patrimonio di un’azienda, come potrebbero essere i contanti, i crediti di varia natura, le merci in magazzino o dei macchinari. Sono tutte voci che si definiscono “variazioni patrimoniali positive”. Al contrario, le banconote emesse e cedute ad (messe a disposizione di) altri costituiscono una passività in quanto è un debito per l’emittente perché per chi le ha in possesso invece sono un titolo di “credito” che gli da il diritto di ricevere qualcosa in cambio nel momento in cui verranno presentate per il pagamento. In realtà non saranno le banconote a essere presentate dai possessori per il pagamento bensì il titolo di stato da parte della banca centrale per avere indietro le banconote originariamente emesse. La restituzione dei titoli di stato in cambio delle banconote sarà così contabilizzato:
Stato Patrimoniale
Ma la Banca Centrale, invece delle banconote stampate, potrebbe prestare “denaro bancario” chiamato “scritturale” o “elettronico”, consistente semplicemente dalla digitazione di un importo su un conto corrente intestato alla banca commerciale ma in essere presso di sé.
In questo caso la creazione dal nulla di “denaro scritturale” prestato con accredito su un conto corrente della banca commerciale comporta la seguente scrittura contabile:
Stato Patrimoniale
Per verificare quanto detto osservate la voce 5 dell’attivo e la voce 2 del passivo di un bilancio della Banca d’Italia
http://www.bancaditalia.it/pubblicazion ... lancio.pdf
In questo caso tra le attività nelle voci di credito ci saranno i prestiti (rifinanziamenti) fatti a istituzioni creditizie (banche commerciali) in quanto come tutti i prestiti, vanno iscritti, per chi li ha erogati, tra le voci di credito. Al contrario, la contropartita iscritta tra le passività riguarda l’importo che la Banca Centrale mette a disposizione della banca commerciale in un apposito conto corrente. Questa “messa a disposizione” rappresenta un debito per la banca centrale in quanto quelle somme potranno essere utilizzate in qualunque momento dalla banca commerciale.
E’ importante sottolineare che tutta questa “creazione di denaro e prestito alle banche commerciali” non sottintende un’operazione che da luogo a una movimentazione economica. Essa è soltanto un’operazione prettamente finanziaria. Cosa vuol dire: che di per sé non costituisce alcun “guadagno” immediato, per il solo fatto di aver “creato denaro e prestato”. Se costituisse un guadagno la Banca Centrale dovrebbe iscrivere le voci che indicano i debiti per il denaro creato e messo a disposizione anziché tra i debiti, tra i ricavi del conto economico dando luogo ad un utile d’esercizio. Ma così non è. Un’operazione di prestito nel momento in cui viene fatta non è mai un guadagno.
E’ chiaro che il guadagno sarà rappresentato dagli interessi che le banche commerciali pagheranno alla Banca Centrale ma lascerò fuori questo discorso in quanto non rientra nell’argomento di questo articolo.
Come nel caso delle banconote, anche nel caso il rimborso di denaro bancario da parte delle banche commerciali alla Banca Centrale, basterà eseguire la registrazione contabile inversa all’originaria e quindi:
Stato Patrimoniale
Questa registrazione contabile inversa costituisce “distruzione di base monetaria”. Anche questa operazione di per sé non influisce assolutamente sul conto economico e quindi sull’utile della Banca Centrale.
A questo punto veniamo al nocciolo della questione:
Cosa succede al bilancio della Banca Centrale in caso di mancato rimborso del prestito?
Proprio per il fatto che la Banca Centrale ha una particolarità che tutte le altre aziende non hanno (cioè quella di creare denaro),la sua contabilità non può che riflettere questa prerogativa. In effetti è interessante osservare come la partita doppia contabile, se applicata correttamente, riesce a rispecchiare fedelmente in un bilancio, quella che è la realtà dei fatti.
In effetti se un’azienda “normale” vende una merce conseguendo un ricavo (conto economico), qualora il cliente dovesse restituirgliela perché non buona, sarebbe avvenuta un’operazione inversa al ricavo originario e cioè un costo (conto economico).
La rappresentazione contabile sarebbe questa:
Vendita merce:
Restituzione merce:
Sempre un’azienda “normale”, se dovesse avere dei soldi in “cassa” o in “banca” (attività) ma che derivano da ricavi (conto economico) conseguiti precedentemente, nel momento in cui eroga un prestito con il denaro in cassa o in banca, è vero che effettua solo un’operazione finanziaria e non economica, ma il denaro con cui l’ha fatta proveniva precedentemente da un’operazione economica (i ricavi di vendita). In soldoni: un’azienda normale ha lavorato e guadagnato il denaro con cui ha fatto un prestito, per questo il mancato rimborso costituisce una perdita economica (costo).
La rappresentazione contabile sequenziale di queste operazioni sarebbe questa:
Vendita merce:
Incasso fattura da cliente
Prestito con denaro in cassa
Mancato rimborso del prestito
Come noterete, quasi tutte le voci si annullano “direttamente” (Crediti verso clienti, Cassa e Crediti per prestiti) mentre gli originari “ricavi di vendita” si annullano “indirettamente” con le “Perdite su crediti” finali. Tutto diventa “zero” ed è quello che in pratica è accaduto all’azienda: ha lavorato e guadagnato i soldi che ha in cassa, ha prestato quei soldi e li ha persi per il mancato rimborso quindi ha lavorato per niente.
Da ciò si evince che un’azienda normale debba fare di tutto (a salvaguardia della sua stessa sopravvivenza) per cercare di recuperare i crediti che vanta nei confronti di qualcuno.
Ma…per una Banca Centrale…è la stessa cosa? Anch’essa è in qualche modo costretta a fare di tutto per il recupero dei prestiti fatti a una banca commerciale? DIREI PROPRIO DI NO! Ma andiamo con ordine.
Abbiamo detto che quando per qualsiasi azienda avviene l’operazione sostanzialmente inversa all’operazione originaria, anche le scritture contabili rifletteranno questa “inversione” diventando scritture “contrarie/inverse” alle originarie.
Se per la Banca Centrale l’emissione di moneta a fronte di un titolo è l’operazione originaria e viene registrata, come abbiamo detto, nel seguente modo:
Stato Patrimoniale
(in caso di banconote)
Oppure
Stato Patrimoniale
(in caso di denaro bancario/elettronico)
L’operazione inversa a questa potrà essere sia la restituzione del prestito che la MANCATA RESTITUZIONE dello stesso.
Come nel caso di restituzione, anche in quello di mancata restituzione, dovrà avvenire una distruzione di base monetaria facendo una registrazione inversa a quella originaria, annullando così le rispettive posizioni di credito e debito della Banca Centrale nei confronti della banca commerciale. Come il prestito iniziale non ha dato luogo a un ricavo così il mancato rimborso NON DA LUOGO A UN COSTO.Ma sebbene la Banca Centrale non subirebbe perdite su crediti derivanti dal mancato rimborso di prestiti fatti alle banche commerciali, essa attua comunque ogni azione necessaria per il recupero delle somme prestate (ancorché create dal nulla). Infatti, quando una banca entra in uno stato di difficoltà, il sistema mette in funzione vari meccanismi per poter salvare la banca mettendola in condizione di poter pagare i propri debiti compresi quelli verso la Banca Centrale. Si attuerebbe una riorganizzazione dei debiti, ci sarebbe l’intervento del fondo di garanzia per pagare entro certi limiti i depositanti, oppure si chiederebbe furbescamente l’intervento dello Stato. Ma se certi interventi sono utili e necessari per poter pagare i depositanti privati, sono assolutamente ingiustificati e inutili al fine di pagare la Banca Centrale proprio perché, come si è detto, il mancato rimborso di prestiti alla Banca Centrale NON COSTITUISCE per essa, UN COSTO.
La dimostrazione definitiva (per chi è ancora scettico verso questa trattazione logico/contabile) ci viene data dai bilanci della Banca d’Italia. Ve ne riporto di seguito alcuni degli ultimi anni a titolo esemplificativo:
Bilancio banca d’italia 2007
http://www.bancaditalia.it/pubblicazion ... lancio.pdf
Bilancio banca d’italia 2008
http://www.bancaditalia.it/pubblicazion ... lancio.pdf
Bilancio banca d’italia 2009
http://www.bancaditalia.it/pubblicazion ... lancio.pdf
Bilancio banca d’italia 2010
http://www.bancaditalia.it/pubblicazion ... lancio.pdf
Noterete in tutti i bilanci della Banca d’Italia che nel conto economico non appare mai la voce “Perdite su crediti” che viene inserita quando il mancato rimborso del credito si verifica e quindi diviene “certo” e non più “probabile o incerto” (vedi slide n.5 http://www.unibg.it/dati/corsi/6574/437 ... 0netto.pdf )
Le voci che invece ricorrono costantemente nei bilanci della Banca d’Italia sono quelle relative a “accantonamenti” o “svalutazioni” ( vedi voce 2.2 - 2.3 – 6.3 del conto economico) che sono tipiche voci riguardanti perdite presunte, incerte o probabili ma di certo “non ancora verificatesi”.
L’unico caso (voce 2.1) in cui esiste una voce di “perdita” su operazioni finanziarie, essa non riguarda in alcun modo perdite su crediti per mancati rimborsi ma, semplicemente (come si legge nelle note), perdite su titoli, cambi o valuta.
E’ indubbio quindi che nei bilanci della Banca d’Italia non esiste mai una voce che indichi una perdita su un credito verso una banca commerciale e questo non perché le banche paghino tutte, per intero i propri debiti verso la Banca Centrale fino all’ultimo centesimo. Banche in difficoltà estrema, in stato d’insolvenza, in amministrazione controllata, straordinaria o in liquidazione coatta negli ultimi decenni ce ne sono state a bizzeffe e non penso proprio che tutte siano state rilevate da altre banche commerciali a fine di pagare tutti i debiti. E’ rilevante anche il fatto che il Fondo di Tutela dei depositi non garantisce i debiti per depositi o titoli in essere verso altre banche (quindi anche la Banca Centrale) ma solo dei depositanti non bancari. Quindi le uniche possibilità per una banca di veder pagati i propri debiti verso la Banca Centrale sono l’acquisizione da parte di un’altra banca (magari costretta dalla Banca d’Italia) oppure l’intervento dello Stato.
Ma non è tanto questo fatto che rende indubbia la mancata perdita della Banca Centrale in caso di mancato rimborso quanto la semplice logica dei princìpi contabili e della partita doppia come ho descritto precedentemente.
Ora…assodato tutto questo…vi chiedo: ma se la Banca Centrale in caso di mancato rimborso non subirebbe alcuna perdita…PERCHE’ VUOLE INDIETRO I SOLDI A TUTTI I COSTI?
CONCLUSIONI
La Banca Centrale può a ragione essere considerata una madre (o padre) per le banche commerciali, visto che hanno un rapporto di consanguineità (o compartecipazione) molto alto (basti pensare, specie nel caso italiano, che il 95% del capitale della Banca d’Italia è di proprietà delle banche). Anche il controllo che essa attua nei confronti delle banche figlie è il tipico controllo di una madre che magari fa la voce grossa per qualche “marachella” ma poi è sempre pronta a far di tutto per perdonare il proprio figlio. Oddìo!...Proprio “di tutto” non lo so. Quando si parla di denaro…! Diciamo che è disposta a far di tutto per “costringere” gli altri figli o altri ancora ad aiutarlo per “rifondere” quanto da essa dato in prestito (prestito, ripeto, creato dal nulla).
Basterebbe (visto che è nella possibilità) che condonasse il debito che la banca commerciale aveva contratto con essa e sarebbe tutto risolto, ma ciò non avviene perché la Banca Centrale deve mantenere rigorosamente il suo “status” di controllore e regolatore del sistema bancario e monetario moderno ma soprattutto perché se tutti avessero consapevolezza che un mancato rimborso non genererebbe perdita economica alla Banca Centrale, tutti potrebbero chiedere che venissero condonati alle banche commerciali i mancati rimborsi alla Banca Centrale e così via a cascata, anche i mancati rimborsi dei clienti alle banche commerciali. Ci si accorgerebbe ben presto di quanto sia iniquo, inutile, autolesionistico e antieconomico per il popolo un sistema bancario così strutturato e un servizio del credito affidato a enti creditizi privati guidati da una Banca Centrale pubblica solo di facciata e che detta regole di comportamento a interi popoli sotto la minaccia di crisi da essa create grazie alla possibilità che solo essa possiede di operare, concedendo o meno credito, sulla quantità di denaro in circolazione.