P R I M I T |
[>>] 16/February/2012 [^] |
F O R U M |
Cameron strizza l'occhio alla finanza islamica Pronta un'emissione del Tesoro britannico destinata agli investitori islamici: i sukuk, paragonabili ai bond, rispettano i dettami della Sharia Cameron strizza l'occhio alla finanza islamica George Osborne, cancelliere inglese TAG finanza islamica, sukuk, George Osborne, david cameron MILANO - La Gran Bretagna punta a diventare il primo Paese occidentale a emettere 'sukuk' sovrani, ovvero titoli di Stato che siano conformi alla Sharia (e che non prevedano quindi, ad esempio, tassi di interesse). Lo ha affermato il ministro delle Finanze britannico, George Osborne, in un articolo apparso sul Financial Times. Secondo quanto aggiunge il Wsj, lo stesso premier David Cameron potrebbe annunciare a breve il via libera all'operazione, che potrebbe concretizzarsi all'inizio del prossimo anno. Londra, che punta a contendere alla Malesia e ai paesi del Medio Oriente la palma di principale hub della finanza islamica, inizierà con un'emissione di bond da 200 milioni di sterline l'anno prossimo, concretizzando così un piano annunciato cinque anni fa. I destinatari dell'operazione sono le sei banche islamiche attive nel Paese. La finanza islamica si caratterizza soprattutto per non ammettere i tassi di interesse. Nei sukuk il ritorno è garantito con un pagamento fisso che si basa sui profitti generati dal sottostante. E' molto frequente che questi titoli siano legati a specifici progetti da finanziare, percui i sottoscrittori del sukuk sono in realtà possessori di una quota parte del debito necessario per realizzare quel progetto. La Turchia è stato il primo Stato europeo a emettere un sukuk, nel settembre scorso. Alcune compagnie inglesi, come Tesco o Hsbc, lo hanno fatto attraverso delle affiliate che operano nel Medioriente o nel Sudest asiatico. Quest'anno, l'ammontare complessivo di questo particolare tipo di titoli ha raggiunto i 27 miliardi di dollari, ma ha riportato un calo considerevole (del 40% secondo Dealogic) rispetto all'anno passato. L'interesse inglese per l'argomento è testimoniato anche dal fatto che il Lse, il gestore della Borsa di Londra che controlla anche Piazza Affari, ha un piano per lanciare un indice islamico, che permetta agli investitori di riconoscere facilmente le società che operano seguendo i dettami della legge islamica. Claudia Segre, segretario generale dell'Assiom Forex, ricorda infatti che "da quando nel 2006 l'ex premier Gordon Brown annunciò un piano di incentivi allo sviluppo della finanza islamica nella piazza finanziaria londinese, la City era già accreditata come il principale centro di investimenti islamici al di fuori del mondo musulmano". Ma Segre sottolinea che l'accrescere del giro d'affari non cancella i problemi "mai risolti e cioè la mancanza di uno Sharia Board Globale ed una quantificazione delle effettive potenzialità del business rappresentato dalla Finanza Islamica in Europa, che non ha mancato di strizzare l'occhio anche al Lussemburgo, ove sono attivi da anni una quindicina di fondi comuni di investimento legati allo stesso settore". L'invito è "a guardare ai mercati finanziari islamici nella loro globalità", perché considerando che i "flussi commerciali, le attività di M&A e joint venture dei fondi sovrani e le partecipazioni dei Paesi del Golfo in Europa sono di portata ben maggiore dei contratti 'sharia compliant' nello specifico, che per ora ne rappresentano solo una piccolissima percentuale rispetto al business molto più ampio". (29 ottobre 2013) © RIPRODUZIONE RISERVA |
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ESTERI Iraq, lo Stato islamico presenta la sua moneta: sette tagli in oro, argento e rame Articolo pubblicato il: 13/11/2014 Sette tagli di monete in oro, argento e rame il cui valore nominale corrisponde a quello intrinseco, cioè della quantità di metallo che contengono. E' la nuova valuta dell'autoproclamato 'calliffato' che controlla ampi territori in Iraq e in Siria. I jihadisti dello Stato islamico (Is) avevano annunciato da tempo l'intenzione di battere una loro moneta, ma solo oggi l'hanno presentata, con tanto di illustrazioni e spiegazioni. (fotogallery) "Su direttiva dell'emiro dei fedeli, califfo Ibrahim, che Dio lo protegga, è stato deciso di battere una moneta dello Stato islamico", si legge in un comunicato dell'Is rilanciato su Twitter. Il "califfo Ibrahim" non è altri che Abu Bakr al-Baghdadi, nome di battaglia di Ibrahim ibn Awwad ibn Ibrahim al-Badri al-Husayni al-Qurashi al-Samarrai. La nuova valuta, si spiega, si collocherà "al di fuori del sistema monetario internazionale tirannico imposto ai musulmani, che ha dilapidato la loro ricchezza e li ha schiavizzati, rendendoli un boccone facile per i crociati sionisti". La nota firmata dal Bayt al-Mal, una sorta di ministero del Tesoro, spiega ancora che "il Consiglio del Shura dell'Is ha approvato il progetto integrale" e ha raccomandato "la creazione delle condizioni per la sua buona riuscita". "A Dio piacendo - si legge - le monete saranno coniate in oro, argento e rame, sulla base del loro valore intrinseco, come mostrato nelle schede allegate". Le schede a cui si riferisce il comunicato, che fanno mostra di una grafica molto accurata e professionale, ritraggono le sette monete, di valore compreso tra cinque dinari e 10 millesimi. La loro suddivisione in dinari, dirham (decimi) e fils (millesimi) si basa su una tradizione islamica. Su ognuna delle monete appare la scritta "Lo Stato islamico, Califfato sulle orme del Profeta". In quella in oro da cinque dinari, a cui è stato assegnato un valore pari al suo peso (21,25 grammi di oro da 21 carati), è raffigurato un mappamondo, simbolo del fatto che, in base a una profezia di Maometto, lo Stato islamico è destinato a conquistare tutto il mondo. In quella da un dinaro, sempre in oro, sono rappresentate sette spighe, simbolo di carità. La prima moneta d'argento è da quella 10 dirham (decimi), su cui è raffigurata la moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme. Su quella da cinque dirham c'è invece la moschea di Damasco, con il suo 'minareto di Gesù', cioè il minareto su cui, secondo la tradizione islamica, Gesù (un profeta, secondo il Corano) scenderà sulla Terra per annunciare il giorno del giudizio. La moneta da un dirham, sempre in argento, porta sul retro la raffigurazione di uno scudo e di una lancia, simbolo che "la nazione di Maometto ha il jihad come mezzo di sussistenza". Infine ci sono due monete in rame. Su quella da 20 fils (millesimi) sono raffigurate tre palme, simbolo di benedizione, secondo il comunicato. Su quella da 10 centesimi appare invece la mezzaluna, simbolo dell'Islam, che sulle fasi lunari regola il suo calendario e i momenti della preghiera. |
> | Il mutuo per l’acquisto della casa è harâm May4 بسم الله الرحمان الرحيم Nel Nome di Allah, il sommamente Misericordioso, il Clementissimo Voglio la mia casa… ad ogni costo!!! dr. Sâmy ibn Abderrahmane As-Souweilim dal sito Sajidine Allah (‘azza waJalla) dice: O voi che credete, temete Allah e rinunciate ai profitti dell’usura se siete credenti. Se non lo farete vi è dichiarata guerra da parte di Allah e del Suo Messaggero; se vi pentirete, conserverete il vostro patrimonio. Non fate torto e non subirete torto (Corano II. Al-Baqara, 278-279) Chi può muovere guerra contro Allah (‘azza waJalla) e il Suo Messaggero (sallAllahu ‘alayhi waSallam)? Chi può avere l’audacia di dichiarare la guerra contro Allah (‘azza waJalla) e il Suo Messaggero (pace e benedizioni di Allah su di lui)? Come possiamo implorare il soccorso di Allah (che Egli sia Esaltato) contro i nemici, quando dichiariamo la guerra contro Allah attraverso l’interesse usurario? (…) Questa questione non ha bisogno di una fatwa. In effetti, ogni Musulmano che legga il Qur’ân sa che l’interesse usurario è tra i peccati più gravi, e che si tratta di una maniera di divorare illecitamente i beni della gente, e il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) maledisse colui che consuma l’interesse usurario, colui che ne fa consumare, colui che scrive (il contratto) e coloro che si costituiscono testimoni di questa transazione, dicendo: “Sono uguali”. Così, il creditore e il debitore sono stati entrambi maledetti dal nostro Profeta Muhammad (pace e benedizioni di Allah su di lui). Vi è un Musulmano che possa accettare di essere allontanato dalla misericordia di Allah (‘azza waJalla)? Per quanto riguarda la fatwa che permette il prestito ad interessi, essa è destinata a colui che si trovi in una situazione di forza maggiore, il cui caso è simile a quello di un individuo che sia sul punto di morire di fame: è permesso a quest’ultimo di consumare la carne della bestia morta (senza macellazione rituale) e del porco per salvarsi la vita. Ora, l’acquisto di una casa per abitarvi non è considerato come un caso di forza maggiore, quando è possibile trovare una casa in affitto. Il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) disse: “La casa in cui si legge la Sûra “Al-Baqara” non sarà toccata da Shaytân”. Ora, i versetti che minacciano di castigo contro la pratica dell’interesse usurario sono stati rivelati appunto nella Sûra “Al-Baqara” (n° II). Quando il Musulmano la legge, si accorge che essa minaccia e promette il castigo contro colui che pratichi l’usura; così, invece che essere una protezione contro Satana, ecco che Sûratu-l-Baqara diviene una causa della minaccia contro colui che pratichi l’usura, e una causa del suo allontanamento dalla misericordia di Allah (‘azza waJalla). Il Musulmano può forse accettare di abitare in una casa in cui Sûratu-l-Baqara lo maledice invece di proteggerlo? E lo terrorizza invece che rassicurarlo? E lo allontana dalla misericordia di Allah invece che avvicinarlo ad essa? Allah (‘azza waJalla) ha d’altra parte promesso a colui che Lo tema e obbedisca ai Suoi comandamenti il sollievo e la ricchezza in questo mondo, e la felicità e la salvezza nell’Aldilà: …A chi teme Allah, Egli apre una via d’uscita, e gli concede provvidenze da dove non ne attendeva. Allah basta a chi confida in Lui. In verità Allah realizza i Suoi intenti. Allah ha stabilito una misura per ogni cosa (Corano LXV. At-Talâq, 2-3) Inoltre, chi rinunci alle cose illecite per timore di Allah, Allah lo ricompenserà accordandogli delle cose lecite molte volte superiori all’illecito che ha abbandonato; secondo un hadîth autentico del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam): “E chiunque abbandoni una cosa per Allah, Allah gli dona come ricompensa ciò che è migliore di quella”. Che Allah (‘azza waJalla) conceda a me e a voi di attaccarci alla Sua Legge e di rispettare i Suoi comandamenti, e che ci iscriva tra i Suoi servi virtuosi, âmîn. Egli è certamente Colui che ascolta e risponde alle invocazioni. بسم الله الرحمان الرحيم Nel Nome di Allah, il sommamente Misericordioso, il Clementissimo Si può contrattare un mutuo ad interesse per l’acquisto dell’abitazione? risponde Mouhammad Patel dal sito La Page de l’Islam Domanda: E’ permesso ad un musulmano che viva in Francia contrattare un mutuo a interesse per acquistare una casa che gli servirà da abitazione principale? Ho sentito dire che alcuni Sapienti hanno autorizzato ciò… E’ vero? Elementi di risposta: A – Secondo la grande maggioranza dei Sapienti (appartenenti a tutte le scuole giuridiche), i prestiti bancari ad interesse sono strettamente proibiti, e ciò in virtù dei versetti del Qur’ân e degli ahadîth che condannano molto severamente la ribâ’ (termine che designa la maggior parte delle volte gli interessi e l’usura), tra cui citiamo i seguenti: الَّذِينَ يَأْكُلُونَ الرِّبَا لَا يَقُومُونَ إِلَّا كَمَا يَقُومُ الَّذِي يَتَخَبَّطُهُ الشَّيْطَانُ مِنَ الْمَسِّ ذَلِكَ بِأَنَّهُمْ قَالُوا إِنَّمَا الْبَيْعُ مِثْلُ الرِّبَا وَأَحَلَّ اللَّهُ الْبَيْعَ وَحَرَّمَ الرِّبَا فَمَنْ جَاءَهُ مَوْعِظَةٌ مِنْ رَبِّهِ فَانْتَهَى فَلَهُ مَا سَلَفَ وَأَمْرُهُ إِلَى اللَّهِ وَمَنْ عَادَ فَأُولَئِكَ أَصْحَابُ النَّارِ هُمْ فِيهَا خَالِدُونَ (275) يَمْحَقُ اللَّهُ الرِّبَا وَيُرْبِي الصَّدَقَاتِ وَاللَّهُ لَا يُحِبُّ كُلَّ كَفَّارٍ أَثِيمٍ (276) إِنَّ الَّذِينَ آَمَنُوا وَعَمِلُوا الصَّالِحَاتِ وَأَقَامُوا الصَّلَاةَ وَآَتَوُا الزَّكَاةَ لَهُمْ أَجْرُهُمْ عِنْدَ رَبِّهِمْ وَلَا خَوْفٌ عَلَيْهِمْ وَلَا هُمْ يَحْزَنُونَ (277) يَا أَيُّهَا الَّذِينَ آَمَنُوا اتَّقُوا اللَّهَ وَذَرُوا مَا بَقِيَ مِنَ الرِّبَا إِنْ كُنْتُمْ مُؤْمِنِينَ (278) فَإِنْ لَمْ تَفْعَلُوا فَأْذَنُوا بِحَرْبٍ مِنَ اللَّهِ وَرَسُولِهِ وَإِنْ تُبْتُمْ فَلَكُمْ رُءُوسُ أَمْوَالِكُمْ لَا تَظْلِمُونَ وَلَا تُظْلَمُونَ (279) Coloro invece che si nutrono di usura resusciteranno come chi sia stato toccato da Satana. E questo perché dicono: “Il commercio è come l’usura!”. Ma Allah ha permesso il commercio e ha proibito l’usura. Chi desiste dopo che gli è giunto il monito del suo Signore, tenga per sé quello che ha e il suo caso dipende da Allah. Quanto a chi persiste, ecco i compagni del Fuoco. Vi rimarranno in perpetuo. Allah vanifica l’usura e fa decuplicare l’elemosina. Allah non ama nessun ingrato peccatore. In verità coloro che avranno creduto e avranno compiuto il bene, avranno assolto l’orazione e versato la decima, avranno la loro ricompensa presso il loro Signore. Non avranno nulla da temere e non saranno afflitti. O voi che credete, temete Allah e rinunciate ai profitti dell’usura se siete credenti. Se non lo farete vi è dichiarata guerra da parte di Allah e del Suo Messaggero; se vi pentirete, conserverete il vostro patrimonio. Non fate torto e non subirete torto (Corano II. Al-Baqara, 275-279) Abu Hurayra (radiAllahu ‘anhu) riferì che il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) disse: “Evitate i sette (peccati) distruttori!”. “E quali sono, oh Messaggero di Allah?” gli chiesero. Egli (sallAllahu ‘alayhi waSallam) rispose: “Sono: il politeismo, la magia, l’uccisione che Allah ha proibito se non per una ragione legale, l’usurpazione dei beni dell’orfano, il fatto di “mangiare l’interesse” (aklu-r-ribâ’), la fuga dinanzi al nemico nel giorno del jihâd e la falsa accusa (di fornicazione) rivolta a donne virtuose, caste e credenti”. (Muslim) B – Alcuni sapienti (tra i sapienti contemporanei, questa opinione è stata adottata in particolare da shaykh Qaradâwi; il suo parere è d’altronde quello ammesso dalla Commissione Europea dell’Iftâ da lui presieduta, nel corso della sua sessione di ottobre 1999) autorizzano eccezionalmente al musulmano che viva in un paese non musulmano il ricorso ad un mutuo ad interesse quando esso sia per lui il solo ed unico mezzo per ottenere una somma di denaro sufficiente per rispondere ad una necessità vitale (“dharûrah” – la cui non considerazione comporterebbe un rischio per la vita dell’individuo) o ad un bisogno reale (“hâjah” – la cui non considerazione avrebbe per conseguenza la creazione di un disagio difficile da sopportare); bisogna notare che Ibnu Nujaym al-Misri (rahimahullah), l’illustre sapiente hanafita, citò ugualmente in una delle sue opere un’opinione autorizzante colui che sia confrontato ad un bisogno reale di fare ricorso ad un prestito ad interesse – vedere al-ashbâh wa-n-nadhâ’ir, pag. 100 -, e ciò nei limiti della necessità o del bisogno , “adh-dharûrah tutaqaddaru biqadridh dharûrah”)… È seguendo questa impostazione che i Sapienti citati autorizzano al musulmano che vive in terra non musulmana di fare ricorso ad un prestito ad interesse per acquistare un alloggio decente, e ciò a due condizioni: – che non disponga di alcun altro mezzo lecito per soddisfare questo bisogno; – che l’alloggio che acquisterà gli serva da abitazione principale (prima casa). Il loro parere su questo tema si basa su due argomenti: B.1/ a) La necessità vitale (adh-dharûrah) fa legge e permette di rimuovere alcune proibizioni: i giuristi musulmani sono unanimi a questo riguardo. b) Un bisogno reale (hâjah) può, quando si generalizzi, raggiungere lo statuto di necessità vitale (“al-hâjah tunzalu manzilatidh dharûrah idhâ ‘âmat”) e permette anche la soppressione temporanea di una proibizione c) Il fatto di essere proprietario del proprio alloggio per un musulmano che viva in terra non musulmana costituisce a buon diritto un bisogno reale oggigiorno, essenzialmente per le ragioni seguenti: – l’accesso alla proprietà è per lui il mezzo per porsi al riparo dal rischio di trovarsi un giorno in mezzo alla strada con la sua famiglia (se per caso fosse sfrattato dall’alloggio che occupa per una qualsiasi ragione; o se non fosse più in grado di pagare l’affitto per via di un ridotto guadagno (perdita d’impiego, ecc.)); – nel caso in cui più musulmani acquistassero un alloggio nello stesso quartiere (per esempio nei dintorni di una moschea o di un centro islamico), questo potrebbe divenire uno spazio propizio per lo sviluppo di attività religiose e per il rafforzamento dei legami di fratellanza tra loro; – l’acquisto progressivo di alloggi da parte di sempre più musulmani potrebbe anche contribuire all’elevazione del livello di vita della minoranza che essi rappresentano: a lungo termine, questo comportamento potrebbe aiutare la comunità musulmana a liberarsi di alcune costrizioni economiche alle quali è confrontata, e permetterle così di disporre di maggiori mezzi per apportare un contributo positivo al miglioramento dell’intera società. E’ considerando questi tre punti che i sapienti citati sono giunti alla conclusione menzionata precedentemente, e ciò tanto più che – secondo alcuni ulamâ’, la proibizione del mutuo ad interesse è motivata unicamente dal principio del “saddu-dh-dhara’i”, nel senso che esso implica forzatamente un prestito ad interesse (che è l’atto su cui vige direttamente la proibizione del ribâ’). B.2/ Illustri sapienti (secondo quanto riportato dal dottor Qaradâwi, questa opinione era quella di Sufyân ath-Thawri (rahimahullah), di Ibrâhîm an-Nakha’i (rahimahullah), di Abu Hanifa (rahimahullah), di Muhammad ash-Shaybâni (radiAllahu ‘anhu) e di una parte degli ulamâ’ hanbaliti; sembra anche che la maggior parte dei sapienti hanafiti antichi[1], così come qualche contemporaneo[2] sostengano anch’essi questa opinione) hanno autorizzato il musulmano ad operare alcune transazioni (sotto certe condizioni) implicanti la ribâ’, con un non-musulmano in seno al dâru-l-harb (paese che si trova in stato di belligeranza con i musulmani), e ciò, seguendo ciò che è apparentemente enunciato in un hadîth mursal[3] citato dall’Imâm Muhammad ash-Shaybâni (rahmatullah ‘alayhi) in una delle sue opere (“As-Siyaru-l-Kabîr”): per lo shaykh Qaradâwi e coloro che condividono la sua posizione, questa opinione – pur essendo minoritaria – può essere adottata nel caso presente per rafforzare l’argomento precedente (Per maggiori dettagli riguardo a questo parere e agli argomenti che lo sostengono, vedere “Fatâwa Mu’âsirah”, vol. 3, pag. 625-630). Ecco dunque un breve resoconto riguardante le divergenze che oppongono i sapienti contemporanei su questa questione sensibile… Personalmente, ammetto di non essere convinto dal doppio argomento sviluppato dal secondo gruppo di sapienti, e ciò per le ragioni seguenti: 1 – Gli avvertimenti enunciati riguardanti la ribâ’ sono di una gravità e di una severità estreme, e non fanno alcuna distinzione tra le transazioni aventi luogo tra musulmani o con non-musulmani… Per ciò che concerne l’hadîth evocato, il cui enunciato si presenta così: “lâ ribâ’ bayna-l-muslim wa-l-harby fi dâri-l-harb” (“Nessuna ribâ’ tra il musulmano e il non-musulmano harby nel dâru-l-harb”), non sembra essere di natura tale da poter costituire un argomento solido dinanzi a tutte le altre referenze autentiche ed esplicite esistenti sull’argomento: a) si tratta di una Tradizione mursal, in cui manca un anello nella catena di trasmissione; d’altronde, i Sapienti non sono d’accordo sulla validità di questo hadîth. Così, da un lato sono state espresse alcune critiche concernenti la sua autenticità, così come testimoniano gli scritti di az-Zaylay (rahimahullah) – che è un esperto hanafita nella scienza degli ahadîth – nel suo “Nasbu-r-râyah”, vol. 4, pag. 44, anche se da parte sua as-Sarakhsi (rahimahullah) – un altro grande sapiente hanafita – lo autentifica nel suo “Al-Mabsût”. b) E’ vero che l’opinione che fa autorità presso la maggior parte degli hanafiti è in conformità con l’enunciato apparente di questo hadîth (come indicato precedentemente). Tuttavia, il parere dell’Imâm Abu Yûsuf (rahimahullah) era opposto a questa opinione maggioritaria; e numerosi sono i sapienti hanafiti contemporanei che accordano la loro preferenza su questa questione a tale secondo parere, che presenta con tutta evidenza ben maggiore precauzione (vedere in particolare gli scritti del Mufti Taqi Uthmâni a questo proposito, così come l’eccellente sintesi di shaykh Mahmûd at-Tuhmâz nel suo “Al-Fiqhu-l-hanafiy fi thawbihil jadîd”, vol. 4, pag. 243-247). c) E’ possibile interpretare questa Tradizione in modo tale che essa non risulti in contraddizione con tutte le altre referenze autentiche proibenti categoricamente la ribâ’; così, l’espressione “lâ ribâ’” non designerebbe un permesso di ricorrere a qualsiasi tipo di transazione (tra le quali quelle implicanti un interesse) con un non-musulmano harbiy, ma piuttosto una proibizione di fare con lui una qualsiasi transazione implicante dell’interesse. An-Nawâwî (rahimahullah) interpreta questo hadîth (se è autentico) in “Al-Majmu”. E anche nell’eventualità in cui ammettessimo che questo hadîth sia un argomento valido e affidabile, bisogna sottolineare che alcuni sapienti contemporanei (come shaykh Khâlid Sayfullah) hanno molto pertinentemente sottolineato che i paesi occidentali non possono essere attualmente qualificati come dâru-l-harb, in considerazione particolarmente della libertà di culto (riguardante, soprattutto, la pratica dei cinque pilastri dell’Islâm) che è offerta ai cittadini musulmani che vi risiedono (una libertà ben maggiore di quella “offerta” da alcuni paesi cosiddetti musulmani…). E se si ammette che questi paesi non siano dâru-l-harb, in questo caso l’hadîth non riguarda nemmeno i musulmani che vi risiedono… 2 – Anche per ciò che riguarda i diversi argomenti avanzati per cercare di dare all’acquisto di un alloggio lo statuto di bisogno reale non mi sembrano essere sufficientemente forti così da poter essere opposti alle referenze proibenti categoricamente la ribâ’, tanto più che: – in Francia[4], i diritti del locatario sono relativamente ben protetti dalla legislazione in vigore (il rischio di essere improvvisamente sfrattati è dunque molto lieve…) – per ciò che riguarda la possibilità di una diminuzione delle entrate, essa potrebbe anche prodursi prima della fine del rimborso del mutuo: come reagire dinanzi a questo rischio? – Per ciò che concerne l’elevazione del livello di vita dei musulmani, una ben migliore soluzione sarebbe che la comunità si impegnasse in una riflessione comune e seria riguardante i mezzi da mettere a disposizione per sviluppare localmente un microsistema economico basato sui mezzi di finanziamento leciti che esistono nell’Islâm (murâbahah, mudhârabah, ijâra thumma-l-bay’, bay bi-t-taqsît…). Un tale tentativo è stato avviato da molti anni negli Stati Uniti e nel Regno Unito, e oggi, alhamdulillah, esistono in questi paesi dei mezzi di finanziamento assolutamente leciti (e regolarmente controllati da sapienti musulmani esperti come il Mufti Taqi Uthmâni) che permettono ai musulmani di accedere alla proprietà con dei pagamenti scaglionati su 15 o 25 anni. wa Allahu A’alam! e Allah è il Più Sapiente! NOTE: [1] Vedere gli scritti di as-Sarakhsî (rahimahullah) in “al-Mabsût” e quelli di Ibn ‘Âbidîn (rahimahullah) in “Raddu-l-Muhtâr” [2] come Mufti Nidhâmuddin di Déoband [3] mursal: viene così chiamata la Tradizione (hadîth) in cui manca l’anello di congiunzione all’inizio della catena di trasmissione e in cui il Tâbi (successore dei Compagni, che Allah abbia misericordia di loro) cita direttamente le parole del Profeta Muhammad (sallAllahu ‘alayhi waSallam) senza indicare chi gliele abbia trasmesse (tra i Sahaba, che Allah sia soddisfatto di loro). [4] Lo stesso può dirsi in linea generale per l’Italia (n.d.t.) |
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